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Or bene, ripigliai, in che posso aiutarvi? Vi domandiamo due cose: otteneteci di appartenere al corpo dei carabinieri genovesi, e presentateci a Garibaldi. Il maggiore Mosto che qui vi ascolta, ne è il comandante. Alzata la destra alla berretta gli fecero il saluto militare, indi si atteggiarono sul guarda voi.

Il Calvisio, non potendo altro, s'impadronì d'una galeotta che que' del Borghetto tenevano ormeggiata alla riva, e preso il largo, avvistò otto feluche genovesi, le quali portavano vettovaglie all'esercito.

I viaggi e le scoperte erano state dell'opere piú abbandonate dagli italiani dopo il secolo di Dante e Marco Polo. I papi erano stati distratti dallo scisma, i veneziani dalle conquiste continentali in Italia, i genovesi da lor discordie e loro in sofferenze e della libertá propria e dell'unione con Milano. I portoghesi ci avean tolto, non che il primato, ogni opera di scoperte.

Rifecesi pace tra Venezia e il Visconti. Ma continuando i genovesi sudditi di lui la guerra lor propria per gli Angioini contra Alfonso d'Aragona, essi il presero in battaglia navale e il trasser prigione a Milano. Filippo Maria il rimandò libero, e Genova se ne sollevò e rivendicossi in libertá . Piccinino e Sforza guerreggiavano intanto in Toscana e negli Stati del papa.

E veramente spiegammo i Carabinieri Genovesi, in catena, sull'ultimo ciglione della posizione nostra verso il nemico. Le compagnie restanti dei Mille scaglionate indietro ed in colonna, e la nostra povera ma valorosa artiglieria sullo stradale alla nostra sinistra.

I Mille toccarono allora la carica i Carabinieri Genovesi in testa e con loro un'eletta schiera di giovani non appartenenti alle compagnie ed impazienti di menar le mani.

Per aver traccia dei genovesi, fu mestieri a Galeotto di giungere fino alla Marina, donde si vedevano ormeggiate a poca distanza dal lido le galere nemiche, e sotto a Castelfranco, dove la rocca incominciò a piover sassi e il battifolle di san Fruttuoso a vomitar fuoco sulle prime schiere dei finarini. Il nemico era andato a far testa col

Ivi incontrai il maggiore Mosto, comandante dei carabinieri genovesi, e mentre gli raccomandavo di aggiugnere alla sua schiera come semplice soldato il capitano Ungarelli ferrarese, il caporale di guardia mi annunciò che otto giovinotti di mia conoscenza bramavano di parlarmi. Risposi li facesse passare.

Ributtate le prime schiere genovesi, piombò sulla Marina prima che il nemico avesse potuto raccapezzarsi, e fu tale la furia, che egli pervenne senza contrasto alla riva del mare, dov'erano tirate in secco alcune feluche e fregate corriere.

E ciò talvolta con mio nocumento non lieve; laonde io debbo stupirmi di questa ira, che voi mi dite, dei cittadini di Genova. Vi ringrazio tuttavia che abbiate cercato di contenere e dissipare gli sdegni popolari, per istornarli dalla guerra, provvedendo in tal guisa non meno alla quiete dei Genovesi, che alla salute mia.