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Ah come sarebbero rimaste male le lustrissime Adriana e Marina, padrone e protettrici del defunto Nicola se, uscendo dal sepolcro per un momento, fossero penetrate nel salottino ch'esse avevano empito del loro sorriso, del loro cinguettìo festevole, della loro grazia elegante! Come avrebbero stentato a credere che fossero due Bollati quelle due donne dalla faccia scialba e dall'aria abbattuta che sedevano una di fronte all'altra davanti a un tavolino rischiarato da una lucerna a olio di cui un cappello verde raccoglieva entro un breve cerchio i tremuli raggi, mentre il resto della stanza era immerso nelle tenebre e la vecchia lumiera di Murano, riscintillante un tempo per cinquanta fiammelle, pendeva dal soffitto polverosa e dimenticata! Suocera e nuora talvolta giocavano a conzina, talvolta stavano a guardarsi senz'aprir bocca. Un'ombra scura si moveva nel fondo; era don Luigi che, sprofondato in una poltrona, ora stirava le braccia, ora accavallava le gambe; poco più in l

Gli tremavano le gambe, si riteneva fortemente compromesso, vedeva gi

Hanno per argomento la storia degli amori di esso arciprete, mista di apologhi, di allegorie, di novelle, di frizzi, di satire, ed insieme di cose di religione; e vi trovi, con istrano abuso di personificazioni, condotti a comparsa certi personaggi che non ti saresti mai figurato di veder camminare sulle gambe; come a dire, donna Quaresima, don Digiuno, donna Colazione, don di grasso e, insieme a questa bella brigata, anche l'illustrissimo don Amore.

Mandava allora dei piccoli gridi; credeva di morire, e l'Harris le dava dei pizzicotti nelle gambe per farla tacere.

Le gambe con le cosce seco stesse s'appiccar si`, che 'n poco la giuntura non facea segno alcun che si paresse. Togliea la coda fessa la figura che si perdeva la`, e la sua pelle si facea molle, e quella di la` dura. Io vidi intrar le braccia per l'ascelle, e i due pie` de la fiera, ch'eran corti, tanto allungar quanto accorciavan quelle.

Il popolo non badava al dialogo. Alcuni incitavano Zavalì. Altri palpavano le gambe di Barbar

Così per ore ed ore pareva a lui. Ma le forze gli venivano meno, il corpo, dalle gambe in su, gli si faceva pesante come di piombo, sentiva piegarsi sotto le ginocchia, sinchè ansimante, madido di sudore, cadeva, e gli assassini gli si facevan sopra. Nel voltarsi atterrito, vedeva branditi sulla sua testa coltelli e pistole, vedeva delle facce sinistre dove si leggeva l'intendimento implacabile di dar morte. Egli rannicchiato contro la parete, facendosi riparo delle mani, con i capelli irti sulla fronte, apriva la bocca a un grido straziante.... e sentì una detonazione, e gli parve come se un colpo di mazza gli avesse sfracellato il cervello.... Si destò in sussulto. Restò immobile, a guardare con gli occhi torbidi, spalancati, come un uccello abbacinato: glie li percoteva una striscia di luce vivissima. Dietro a quella luce, nell'oscurit

Non intendendo alcuna cosa, ma volendomi per lo meno sincerare su una sventura, che non conoscevo e che ci minacciava, seguii colla coda tra le gambe, i bravi ragazzi.

CAPITANO. Son gito cercando quel furfantello di Cintio, l'ho dato una buona stretta; ma le botte l'han gionte l'ali a' piedi: le buone gambe l'han salvato, ché con questa sola scrima si scampa dalle mie mani. DULONE. Io ho inteso dar certe botte e gridar molto. CAPITANO. Le botte le dava io, e colui che le riceveva era quel che gridava.

Ver è che, d'uomo come statoa tronca di braccia e gambe, in que' legami resto, e cosí giacqui stretto in picciol conca. «Ah, Domine Deus, ecce nescio loqui, quia puer ego sum». HIEREMIAS. Chi fu la donna dissi cui calse gittarmi in terra nudo al vento e pioggia, onde 'l mio corpo di gran gelo n'alse?