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Se il robusto voler che l'alma eleva Sentiamo sol per un fugace istante, Se manca al povero Turbato spirto una possente leva, Al nostro core un palpito costante, Troviamo almeno in tanto male istesso Forme novelle all'arte imperitura, Cantiam l'angoscia Del morbo arcano ond'è lo spirto oppresso E i dolor vani aggiunti alla natura.

Pace tra noi, ch'amor ciò vòl, o privo d'amor e pace miser animale, bello dianzi ed or lordo e schivo! Amor sia, prego, e pace teco, ché ale augel mai vola senza, alma, cui amor e pace manchi, ad alto sale. Ahi! misero, che speri? ove fugace te sottraendo a l'ira vai? ché altrove ben giugne al varco l'empio contumace! Dove vai? di', dove?

Il Lascaris meditava così, dietro le sensazioni del momento, per qualche spettacolo semplice e fugace; fin che non fosse comparsa Emilia, che saliva adagio, sorridendo da lungi all'amico....

Ella fece un atto, e la sua mano si posò, lievissima, sulla testa di Giovanni. Tacevano: la mano restava , lieve, fredda, immota. Egli si volse un poco, prese la mano e la baciò sulle dita, appena appena, con una carezza casta, fugace; la mano ricadde lungo la persona.

Non più di venti passi io potei procedere portando entro me prepotente il tumulto suscitato da quella fugace visione passata lasciando sul fondo oscuro della mia anima un solco di fiamma. Quando mi voltai, e la rividi, affacciata alla finestra, che mi fissava, sentii da me fuggire quasi l'essenza della vita. Come cera al fuoco sotto quello sguardo mi sentivo struggere, e mi lasciavo struggere.

Il sen, le braccia di bellezza armate Formidabili sono nel riposo. Par quasi nero il mare sconfinato Sotto il cielo pesante e cupo. Il vento Tace e tutto ne sembra addormentato; Nella natura ogni volere è spento. Dovunque regna una oppressiva pace, S'odono mormorii sottomarini. Si dirìa ferma alfin l'ora fugace E che immobili pendano i destini.

Ma troppo fugace era il sollievo, che queste illusioni le concedevano. E quando al loro svanire ella riportava lo sguardo alla realt

Nell'orgoglio fugace dei momenti di creazione, le diceva, esaltatamente: Sai? Sto scrivendo un capolavoro. Lo credo, Paolo. Ma non gli chiedeva che fosse. Temeva di dire una stupidaggine, chiedendo. È una novella, una lunga novella: ma un capolavoro. Si chiama: il vincitore della morte. Ti piace il titolo? , mi piace. Veramente, ti piace? Di' la verit

Dapprima sperai che fosse una cosa da nulla, una passioncella fugace, come tante altre che ti colgono a diciott'anni, e, dopo aver chiuso gli occhi piangendo, ti svegli un bel mattino risanato del tutto.