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I feudi erano maggioraschi e per la maggior parte vincolati a fidecommesso, secondo le leggi locali. Ma la rivoluzione francese venne a mutare i sistemi: nel reame di Napoli la legislazione feudale fu abolita nel 1806, in Sicilia nel 1812, e negli Stati della Chiesa la maggior parte dei baroni vi rinunziò nel 1816, seguendo l'esempio del principe Colonna.

In casa sua, dove prima entrava appena qualche romanzo francese, del Montepin, del Merouvel e simili, prestatogli da questo o quell'amico, ora si accumulavano giornali, opuscoli, fascicoli di riviste mediche, opere in più volumi, con figure, intorno ai diabolici microbi, dai quali egli voleva guardarsi e difendersi finchè fosse stato possibile.

La contessa Orsolina le insegnava a dare i baci alla francese alla nuova bambinaia; e la sgridava se non le lasciava mangiare il pranzo in pace, ripetendo sempre che anche le altre donne se n'erano andate per via de' suoi capricci.

Al massimo i travagliatori veneti potevano rassomigliarsi alle compagnie di ouvriers, che esistevano nell'esercito francese prima dell'anno 1776; compagnie che vennero poi surrogate dai soldati pionniers con precisi attributi di arma tecnica, ciò che significa che i predecessori degli ouvriers non possedevano i requisiti dei pionieri o, quanto meno, in modo assai incompleto.

Da due anni non ne compro più; appunto stavo per dirti questo, quando tu mi hai interrotto: me li fo prestare, eccezionalmente, da un amico a cui il suo libraio manda tutte le pubblicazioni letterarie dei nostri cari vicini. Io faccio all'amico il servigio di tagliare i volumi leggendoli il primo, e intanto sottraggo al commercio librario francese il mio piccolo aiuto.

Il segretario degli ordini del principe Eugenio, per nome conte Méjean, erasi tirato addosso, più ancora che non avessero fatto i conti Paradisi e Vaccari, lo sprezzo e l'odio de' Milanesi. Era il Méjean francese, e godea dell'assoluta fiducia del vicerè; talmente che se non vi si fosse attraversato l'espresso e formale divieto dell'imperatore, sarebbe salito in pochi anni alle più eccelse dignit

Il duca Valentino avrebbe potuto menare la vita più pomposa ed epicurea del secolo, ma invece era dissoluto come Catilina, bruciato dall'ambizione come Cesare. La sua natura aveva impeti di tigre e lentezze di serpente, esigeva il comando, aspirava alla gloria. Gentiluomo perfetto, fu l'ammirazione della Corte francese; comprendeva le arti, viveva nella politica.

L'ufficiale non potè rispondere se non con uno sforzo, per far il viso fiero; tanto per non mostrare la tenerezza, che si sentiva dentro a quello spettacolo. Ancora pochi detti, poche raccomandazioni, pochi sguardi d'intelligenza tra quelle anime; poi don Marco si pigliò Tecla e Marta una per lato; il Francese gli tenne dietro e si misero a discendere il colle.

Appressavasi l’estate: e la ducale comitiva francese passava la notte tra le numerose conversazioni della citt

Una piccola carovana, uscita dall'albergo Reale un dopo mezzodì di agosto del 1869 s'avviò allo studio di Aldo Rubieri. Per risparmio di ciceroni quella carovana era composta di elementi assai eterogenei. In testa camminava un Francese con quella noncurante seriet