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La figura sventolò ambe le braccia, molto impressionata. Il nonno sedette per terra perchè era stanco. ... Gi

Il giardino fu pettinato, le foglie cadute levate dai viali, i fiori appassiti strappati; i rami troppo lunghi tagliati, e si tentò di far ripigliare ad alcuni degli arbusti l'architettonica figura primitiva. Certo doveva accadere qualche cosa di straordinario.

Secondo che ci affiggono i disiri e li altri affetti, l'ombra si figura; e quest'e` la cagion di che tu miri>>. E gia` venuto a l'ultima tortura s'era per noi, e volto a la man destra, ed eravamo attenti ad altra cura. Quivi la ripa fiamma in fuor balestra, e la cornice spira fiato in suso che la reflette e via da lei sequestra;

Non so, rispose vagamente, non so. Ascolta, riprese dopo un silenzio penoso, ascoltami, poichè ti dirò quello che non dissi a nessuno. Ti spiegherò quale è il cruccio della mia esistenza; quale è la rovina del mio ideale d'artista. Senti. Per me il sogno di quello che scrivo, è così vero che è come la vita. Attorno a me i miei eroi esistono. In me, con me, per me, esistono le mie donne. Io le evoco, esse vengono. Le ho create io, sono vita mia, forma mia, mi appartengono, mi vogliono bene, lo le amo senza confine, senza misura, con la più cieca passione, io le amo. La mia innamorata non è Rosina che tu conosci, è Fulvia di cui io sono il creatore ed io l'amante. Fulvia figura ideale, più donna per me di Rosina. Io scrivo la loro storia, preso da una emozione che mi affoga, come se narrassi la vita dell'essere che adoro. Scrivo, scrivo, felice, entusiasmato di far sapere al pubblico la loro bellezza ed il loro amore, esaltato all'idea che queste divine creature faranno palpitare altri cuori. Altri come me le ameranno, queste fanciulle celestiali ed amorose, queste donne passionate. Io provo il piacere più profondo che sia dato provare allo spirito umano. Ma quando la loro vita declina, un'angoscia sottile mi vince; io le amo, non posso vederle declinare; quando sono prese dalla malattia per cui debbono morire, io le amo e mi lascio invadere dalla malinconia; quando esse precipitano alla catastrofe in cui debbono perire, io sono assalito dalla disperazione, perchè le amo. Poi, dovrebbero morire, mentre io le amo. Io, che le amo, dovrei ucciderle. Brevemente o lungamente dovrei descrivere la loro agonia e poi ammazzarle. Non posso. Il cuore mi si strazia e non posso. Mi par di uccidere, a tradimento, una persona viva e sana; mi pare di affogare, in un cantuccio oscuro, una donna senza difesa: mi pare di scannare, di notte, un bambino. Non posso ucciderle. Perchè dovrei uccidere l'amante che è bella, che è buona, che non m'ha tradito? Io non posso. Ho orrore di me e non posso. Aspetto, penso, rifletto, mi torturo. L'arte mi dice: Fulvia deve morire. Ed io le grido, piangendo: Non voglio che essa muoia! L'arte mi dice: Uccidila. Ed io mi consumo di dolore, gridando: Non posso, perchè l'amo. Io aspetto: aspettazione tormentosa. Nulla appare. Allora io salvo la mia creatura agonizzante nel modo meno artistico, più volgare che sia. Ella vive, io moro. Non è ridicolo ciò? Ma è straziante. Queste adorate figure che io non so uccidere, uccidono in me tutto: la felicit

Che n'ha fatto il De Castro della misteriosa figura della Regina di Saba?

L'accasciamento di un dolore profondo, che avrebbe reso grottesca la sua figura agli occhi del mondo, la rendeva invece rispettabile e toccante agli occhi miei; sentivo che un solo movimento di riso interno mi avrebbe fatto disprezzare da me stesso. Hai bisogno di parlargli, non è vero? disse Topler seniore, affettuosamente. Il professore assentì col capo.

Emilio Rey dorme placidamente nell'umil campo dei morti del suo caro paese natìo e riposa dall'aspre tenzoni della sua vita: il suo nome è stampato a caratteri d'oro nei fasti dell'alpinismo; la sua fiera ed amabile figura rester

Quali gioconde visioni si erano svolte dinanzi a quegli occhi ridenti?... Ahi! uno spettacolo di miserie, di tristezze, di dolori, si era presentato in cambio dei lieti sogni; e come lungamente, come amaramente quegli occhi fatti per rispecchiare il sorriso dei cieli avevano pianto!... E non poter nulla contro tutto ciò; non poter nulla lui che avrebbe dato la vita per vederla sorridere!... Se fosse stato possibile tornare indietro cogli anni, rivedere vivente quella figura che cominciava a sbiadirsi; amarla e farsene amare, dedicarle tutto stesso!... Ahimè, ciò che era stato, era stato fatalmente, irremediabilmente.

Involuto in una nebbia leggiera, pigliò figura di globo rosso, e l'occhio poteva affisarlo impunemente. Parve che quel globo posasse alcuni minuti secondi, come sovra candelabro, sulla punta dello Stromboli, piramide isolata in mezzo al mare.

Guarda che bella figura facevi! diceva Mario mostrandogli una caricatura dove scappava a gambe levate, mentre Vittorio combatteva con un cane.