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Era piccolo, tarchiato, con una grossa testa, un naso rigonfio e rossastro, in mezzo a un faccione, esilarato da un largo e perpetuo sorriso: nella fisonomia aperta si leggeva una grande astuzia, temperata da una sincera bonomia.

Il suo istinto di donna trovava un pascolo nella casa agiata, nella vecchia casa dove le stanze erano così liete, dove tutto sorrideva nel benessere, nella pace, dove perfino la voce da ventriloquo di Gerolamo aveva intonazioni festose, ed il faccione rubicondo dell'Appollonia spiccava sulla soglia della cucina, nella sua onest

"Stella!... Stella!... Che stella!..." Sentì un tocco leggerissimo come una carezza, un soffio che gli sfiorava il braccio: il Casalbara si voltò; era Gioconda, la Gioconda dal faccione tondo e placido, che gli presentava il gelato all'arancio.

Quest'uomo si voltò bruscamente e saettò chi l'aveva tocco di uno sguardo irritato cogli occhî grigi, che, in mezzo a quel faccione, apparivano piccolissimi, ma luccicavano d'un fuoco maligno. Che cosa c'è? domandò egli ruvidamente. Son venuti a cercare di lei da casa sua. Quell'altro corrugò le grosse, fulve sopracciglia. E senz'altro si voltò di nuovo al tappeto verde.

-Oh! , per un po' di tempo. Marta non avvertì queste ultime parole, intenta ad immaginarsi l'Appollonia piccina, tonda, tonda, ruzzolare come una palla dal letto al focolare, dal focolare al lavatoio, pacifica, col suo bel faccione da luna piena. E quando tuo padre stava fuori alla notte, dormivi sola? Sola. Senza aver paura?

Non mi sono mai piaciute le serve. Ah! tornò a fare Marta con un sospiro di sollievo, mentre l'onesto faccione dell'Appollonia le attraversava il pensiero. E dopo un po' di tempo mormorava ancora: È un'infamia, è un'infamia. Ma perchè sei amico di quell'uomo? Oh! bella, dovrei levargli il saluto in causa del suo gusto per le serve? È una debolezza in lui, non può correggersi.

Oh, il signor Pietro! esclamò la Gioconda, che spazzava l'anticamera. Era quello il giorno del gran pranzo al duca di Casalbara, e tutta la casa, per ordine del direttore, doveva essere in ordine e lucente come uno specchio. Il signor Pietro!... E la Gioconda continuava a fissarlo, col faccione attonito. Ma sa che lei è diventato brutto?... Brutto da far spavento?

Sapeva che dovevano comparire e ne aveva paura, e non poteva dire chi fossero. Comparve una donnaccia vecchia, volgare, col faccione adiposo, rosso cupo per la congestione sanguigna, furibondi gli occhî stravolti, che con voce senza suono, ma ch'egli intese perfettamente, gli disse; «Assassino!

Quella sera anche padre don Giuseppe, che gli era stato sempre antipatico, non gli parve più, quello. Quando il prete comparve sulla soglia dell'uscio con un «buona sera a tutti quanti» che rintronò la stanza come il mugghio d'un toro, e un «oooh, don Giovannino! ben arrivatodirettogli con tutt'e due le mani stese, il giovine confessò a stesso d'essersi ingannato sul conto suo: via, in quel faccione d'appoplettico, non si poteva negare, una certa espressione di di bont

Il Casalbara, appena a tavola, si sentì subito bene, subito a posto. Nora era incantevole, coll'abitino rosa di foulard, un po' scollato; Matteo Cantasirena era un bel mangiatore e un bel parlatore; il pranzo eccellente, e la Gioconda, che serviva in tavola, metteva appetito anche lei col faccione rotondo e le braccia sode.