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Ha da essere più duraturo del bronzo; gridò il più giovine, quel degli scrupoli, Orazio lo insegna. Il monumento degno dell'amico sar

Quant'era distante il Buontalenti da messer Gentile dei Carisendi! Madonna Fiordalisa, udito il beffardo racconto, conobbe di essere irremissibilmente perduta.

Ella s’interrompe, socchiudendo le palpebre, in uno smarrimento puerile. Mortella. E allora? La Rondine. Allora... Rapida, a fior di labbra. mi bacio le braccia. Mortella. Oh piccola! Ma ci deve pur essere un’altra specie d’amore. Giana Guinigi entra. Giana. Ah, ah, le donzelle ragionano d’amore. Le compagne ridono, come in vena di celia. La Rondine. È Mortella che mi fa l’esame e distingue.

Henneberg, per conto suo, ha ottenuto i favori di Augusta quando costei li accordava facilmente. La sua funzione di fuco è stata esercitata. Egli potrebbe avere gran torto nell'ostinarsi a riottenere questa donna proprio quando, dopo averla rifiutata come moglie e spinta ad accettare un altro partito, ragionevolmente e doverosamente ella non vuol più saperne di lui. Nondimeno, dopo il suicidio di Agostini, egli la otterrebbe, se non rivelasse troppo brutalmente la bruttezza dell'animo suo. Ella ne è naturalmente nauseata. Ma lo sciagurato paga con la morte le sue brutture; dimostra, morendo, di non essere tutto orribile come pareva. E la donna che voleva esercitare una specie di potere sovrano, che voleva essere come la regina dell'alveare, quando vede morire uno dopo l'altro questi due uomini, questi due fuchi, non ammette più che dovessero morire, non riconosce nella catastrofe il compimento della legge alla quale si appoggiava e della quale si faceva banditrice; ma perde la ragione, come al quarto atto di un melodramma. Allora dove se ne va il concetto della battaglia degli uomini per l'amore, per l'acquisto della donna, per la continuazione della specie? Agostini e Henneberg lottano e muoiono per niente. Augusta, che voleva fare la forte, che voleva sostenere l'impassibilit

Le cose giudiziose che vi s'incontrano per rispetto a Dante, al Petrarca, all'Ariosto, al Machiavelli, ecc. ecc., o vogliono essere riportate tutte, o vogliono essere taciute. Crediamo dunque miglior partito quello di dar qui un epilogo del discorso finale con cui l'autore conchiude la storia della letteratura italiana.

Ho voluto dilungarmi intorno a questa strana opinione del Tolstoi anche perchè essa dimostra come non valga essere artisti e fin grandi artisti per ragionare con giusti criterii intorno all'Arte.

Il tradimento che aveva commesso, così brutalmente, obbedendo al cieco istinto sensuale che si era avvolto nella luce lusinghiera di un novello, giovane, fresco amore, questo tradimento compiuto con entusiasmo fisico, con un delirio di tutto il suo essere terreno, gli sembrava, ogni giorno più, una deturpazione, una violazione del più prezioso tesoro che egli conservasse nel suo cuore: il suo amore.

Prima di tutto, si trattava d'un impegno preso da un pezzo e a cui non era lecito di mancare; poi le obbiezioni di Roberto non avevano senso comune; e finalmente con che diritto Roberto domandava sacrifici agli altri, egli che agli altri non voleva sacrificar nulla? Eh carino gli diceva sua madre per aver voce in capitolo bisognerebbe essere ufficialmente il promesso sposo di Lucilla.

Steele osservò che ora avrei dovuto dire il primo così: A te, mia bionda sposa, il bevo il vino biondo, e s'incaricò egli stesso di un brindisi poetico a Violet. Poi volle costringere il povero signor Bröhl a farne uno a me. Questi si schermiva quanto poteva, protestando di non essere poeta. Ma, santo Dio, gridò Paolo alza il bicchiere, di' «evviva lo sposo» e poi bevi!

In questa stagione deve essere contento anche il proprietario che può passeggiare sui suoi fondi, e vedere le messi biondeggianti, l'uva che matura, i prati smaltati di fiori. Beato il proprietario, perchè tali beni, essendo suoi, ne può godere tutti i giorni e tutte le ore!