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Ma che potevasi dai Pistoiesi in campo aperto? Come pur solo difendersi se non avesser avuto il riparo di quelle mura tanto forti e munite, dentro le quali subitamente si ritiravano? Come far fronte pochi ad un esercito che fu detto ammontare oltre a ventottomila combattenti?

Sarebbe bastato che il generale Cialdini, il quale formava l'avanguardia del nostro esercito, si fosse affrettato verso l'Adda, e il generale Garibaldi fosse calato, con mossa combinata, da Bergamo, perchè quella divisione nemica fosse inevitabilmente disfatta. Quali frutti non si sarebbero colti da questa semplicissima manovra!

I dieci, i venti, i trenta mila uomini che potrete aggiungere al vostro esercito, son nulla a petto di ciò che perdete, indugiando. L'Italia si sfibra nello scetticismo e nello sconforto: l'entusiasmo si spegne: la Diplomazia diffonde i germi del dissolvimento; le questioni si localizzano: il moto perde il suo carattere nazionale.

Il turco non volendo Ussun per vicino, aumentato il suo esercito andò in persona e prese Trebisonda, nel cui esercito fu Nicolò Sagondino segretario della Signoria nostra.

Con dei conigli ladri come coloro che reggono oggi le sorti dell'Italia, ogni esercito può comparire il primo del mondo, giacchè essi non li vogliono i due milioni di militi che può dar la nostra Penisola; a loro bastano pochi preposti, pubbliche sicurezze, benemeriti, ecc., per guardar loro la pancia.

Il ottobre, fu il giorno della più difficile, della più terribile battaglia del 1860; Re Francesco era alla testa di 42 mila uomini, quanto vi era di più fresco nei suo esercito; Garibaldi non ne comandava che appena 20 mila. La battaglia di Calatafimi segnò la liberazione della Sicilia; la battaglia del Volturno la caduta materiale della dinastia dei Borboni.

Se si vogliono rintracciare le cause di questo esaurimento l'impresa riesce agevole: si sono spesi molti miliardi in armamenti senza riuscire a dare all'Italia un esercito ed una flotta corrispondente ai sacrifizî fatti, come dichiarò l'on. Crispi in uno dei suoi scatti di sincerit

Il Montaner, cap. 65 e 66, dice anco del timore di movimenti in Calabria, e forse nello stesso esercito angioino. Bart. de Neocastro, cap. 49. Bart. de Neocastro, cap. 47, 48. Bart. de Neocastro, cap. 49. Bart. de Neocastro, cap. 50. Nic. Speciale, lib. 1, cap. 14.

Oh! meno male. Chi ha studiato un po' la nostra storia, sa che, all'indomani della pace, esercito e Congresso entrarono in lotta: vincitore dello straniero, l'esercito aveva la velleit

Un formidabile esercito, d'oltre un milione di soldati, dopo d'aver liberata la patria, torna ai suoi focolari, ed i generali di quel brillante esercito ripigliano, senza nulla esigere, le loro antiche professioni coll'onesto guiderdone e soddisfazione dell'anima d'aver fatto il proprio dovere. Passiamo presto e sulla punta dei piedi quel monticino di fimo e di sangue, che si chiama Papato.