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Il buon maestro, sanza mia domanda, Mi disse: guarda quel grande, che viene, E per dolor non par lagrime spanda

Ara vos prec, per aquella valor que vos guida al som de l'escalina, sovenha vos a temps de ma dolor!>>. Poi s'ascose nel foco che li affina. Purgatorio: Canto XXVII Si` come quando i primi raggi vibra la` dove il suo fattor lo sangue sparse, cadendo Ibero sotto l'alta Libra, e l'onde in Gange da nona riarse, si` stava il sole; onde 'l giorno sen giva, come l'angel di Dio lieto ci apparse.

Deh! com'io dico ognor: foss'io con lei così fosse talora il suo pensiero, or che dee far di me privo il meschino; oh vedesse ella aperti i dolor miei, ch'io so che di piet

Il conte Mandello, insensibile al dolor fisico che gli veniva dal braccio sinistro, passato parte a parte dalla palla di piombo quantunque ne fosse reso impotente, lasciava che il sangue scorresse senza porvi riparo, e premeva la destra sulla fronte con una tensione così disperata, che pareva volesse in quel modo togliersi la vita divenuta inutile.

Vedi quanta virtu` l'ha fatto degno di reverenza; e comincio` da l'ora che Pallante mori` per darli regno. Tu sai ch'el fece in Alba sua dimora per trecento anni e oltre, infino al fine che i tre a' tre pugnar per lui ancora. E sai ch'el fe' dal mal de le Sabine al dolor di Lucrezia in sette regi, vincendo intorno le genti vicine.

FEDEL mio, se 'l mio Mopso men fedele fosse in amor, i' vi so dir per vero che fora la sua vita men dolente; ma suo costante amor sua ferma fede di vento di dolor, d'amaro umore gli tien ognor il petto e gli occhi pregni; e voi il sapete pur, ch'alcuna volta gli occhi affissate in lui tutto pietoso.

Vedi quanta virtu` l'ha fatto degno di reverenza; e comincio` da l'ora che Pallante mori` per darli regno. Tu sai ch'el fece in Alba sua dimora per trecento anni e oltre, infino al fine che i tre a' tre pugnar per lui ancora. E sai ch'el fe' dal mal de le Sabine al dolor di Lucrezia in sette regi, vincendo intorno le genti vicine.

Non sveliamo i dolor, l'ire, le piaghe, Davanti al volgo indifferente, o lieto Del duolo nostro, ignaro del segreto. Oh nol cantiamo! Chè noi siam gli eletti, I soli accolti alle lucenti plaghe. Soli sediamo ai magici banchetti E soli entriamo per le argentee porte; Per noi le antiche dee sono risorte, Tutto miriamo sotto arcani aspetti, Cantiam la vita e scrutiamo la morte.

20 Quivi il crudo tiranno Amor, che sempre d'ogni promessa sua fu disleale, e sempre guarda come involva e stempre ogni nostro disegno razionale, mutò con triste e disoneste tempre mio conforto in dolor, mio bene in male; che quell'amico, in chi Zerbin si crede, di desire arse, ed agghiacciò di fede.

122 Poi ch'allargare il freno al dolor puote (che resta solo e senza altrui rispetto), giù dagli occhi rigando per le gote sparge un fiume di lacrime sul petto: sospira e geme, e va con spesse ruote di qua di l