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La contento in poche parole. In India c'è, sto per dire, un altro sole; almeno ei non rassomiglia punto a quello d'Europa. L

E di nascosto fa pressanti segni al Dottore di dire subito qualche cosa. Ah, ecco... ... Siamo qua per intercedere... Perdono... , ... perdono, perdono, Monsignore; perdono, Madonna... Sento, vi giuro, sento tutto il peso dell'anatema!

Pensa alla moglie tua, pensa alla figlia, A cui tu se' sola speranza; il cielo Diè loro un'alma per sentir la gioia, Un'alma che sospira i sereni, Ma che nulla può far per conquistarli. Tu il puoi per esse; e lo vorrai. Non dire Che il tuo destin ti porta; allor che il forte Ha detto: io voglio, ei sente esser più assai Signor di che non pensava in prima.

Andiamo a quest'ultimo. Gli attori recitano in dialetto romanesco, cioè nel più puro linguaggio dei Trasteverini. Francesca da Rimini è travestita, o per dire più esattamente, è ridotta trasteverina. Sarebbe come se si recitasse l'Ifigenia del Goethe in basso tedesco, o il Faust nella traduzione in lingua volgare fiamminga del Bleeschauer.

Il teatro delle scimmie, le sette meraviglie del mondo! il cosmorama pittorico! entrino, signori, che resteranno sorpresi! E simili grida da tutte le parti, tanto che mia sorella ha tutte le ragioni di dire che ha la testa grossa come un pallone.

Convien dire che tutti coloro cui toccò la sorte di alloggiar in Rimini furono i meglio capitati. La duchessa Elena ci fece alloggiar tutti in castello, e ogni sorte di cure ci prodigò quella donna.

Giunti al pianerottolo, la guida mise una chiave nella serratura d'una stanza, «Potete entrar quile disse, «ed aspettarmi: intanto vado a dire alla padrona che siete arrivata. È una precauzione inutile, chè mia zia mi vedr

Santo Dio! come si fa!... Prima, il padrone non mi ha dato mai il permesso: poi s'è malato il bambino della mia vicina, il povero Gigino, e mi voleva sempre alla culla, povero angelo!... Volevo appunto mandarle a dire alla Cristina, che oramai andrò per le feste... Sar

E siccome gli ufficiali nicchiavano ad obbedire, un maroso popolare sbarattò la processione, e mugghiando arrivò fin presso al carro; per la qual cosa gli ufficiali, ammiccatisi coll'occhio, trovarono giustissimo il desiderio del popolo, e bandirono ad alta voce niente star loro più a cuore quanto appagare il voto universale. Fatto pertanto scendere prestamente don Giacomo giù dal carro, e gittatagli sopra le spalle la cappa onde rimanessero coperte le ferite, lo trassero su per la cordonata nel cortile del palazzo. Quali spasimi recasse allo infelice cotesta tela, che confricando inaspriva le carni arse, non è da dire; ma egli divorava i gemiti per piet

Ma anche se tutto è falso, tutto ciò non ci interessa, e poichè ho finito la prima parte del mio discorso con le parole di un poeta che ha avuto molte accuse e molti attacchi, e io che ho chiuso la prima parte del mio discorso rievocando quei versi, potrei adesso, avviandomi per il sentiero assai meno dilettoso di una più diretta interpretazione giuridica, dire al Marinetti che egli ha il diritto di dire come quel poeta: «No, sgualdrina non è perchè ricusa le comode bugie dell'ideale... No, sgualdrina non è la nostra musa...»