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Dicea quel di Bellanda: Amico Orlando, quest'occhio cieco, questo monco braccio, quest'incurabil ernia raccomando, e il mendicume, mio perpetuo laccio. Se tu sapessi com'io vo passando i giorni, e tu vedessi il mio primaccio, le sedie, il desco e la cucina mia, perdio! morresti di malinconia. Legna non ho per cuocer le minestre: son arsi le architravi e le cornici.

ond'ir ne convenia dal lato schiuso ad uno ad uno; e io temea 'l foco quinci, e quindi temeva cader giuso. Lo duca mio dicea: <<Per questo loco si vuol tenere a li occhi stretto il freno, pero` ch'errar potrebbesi per poco>>. 'Summae Deus clementiae' nel seno al grande ardore allora udi' cantando, che di volger mi fe' caler non meno;

Nelle pubbliche piazze e ne' ritrovi, nelle botteghe, e tra birri e tra messi, si fanno ciarle intanto, e par che provi ognun che il caso nato ben non stessi, che buona cosa avea Terigi fatta e che Marfisa era una bella matta. Di Filinor la voce universale dicea ch'egli era un cavalier briccone.

poi altre vanno via sanza ritorno, altre rivolgon onde son mosse, e altre roteando fan soggiorno; tal modo parve me che quivi fosse in quello sfavillar che ’nsieme venne, come in certo grado si percosse. E quel che presso più ci si ritenne, si chiaro, ch’io dicea pensando: ‘Io veggio ben l’amor che tu m’accenne.

Il giorno innanzi Ganellone è gito ad un convento detto l'Abbondanza, dov'eran certi frati, che nel core erano col vestito d'un colore. Nel magnifico tempio eletti marmi aveano e arredi di ricchezza immensa. Dicea Gano: Io vi prego a voler farmi l'esposizione in sulla sacra mensa. Suoninsi le campane, ed inni e carmi volino al ciel che a noi tutto dispensa.

Cosi`, volgendosi a la nota sua, fu viso a me cantare essa sustanza, sopra la qual doppio lume s'addua: ed essa e l'altre mossero a sua danza, e quasi velocissime faville, mi si velar di subita distanza. Io dubitava e dicea 'Dille, dille! fra me, 'dille', dicea, 'a la mia donna che mi diseta con le dolci stille'.

'O virtu` mia, perche' si` ti dilegue?, fra me stesso dicea, che' mi sentiva la possa de le gambe posta in triegue. Noi eravam dove piu` non saliva la scala su`, ed eravamo affissi, pur come nave ch'a la piaggia arriva. E io attesi un poco, s'io udissi alcuna cosa nel novo girone; poi mi volsi al maestro mio, e dissi: <<Dolce mio padre, di`, quale offensione si purga qui nel giro dove semo?

«Voi mi lasciatele dicea egli, «voi andate in terra straniera! E a qual distanza! Voi andate a trovare nuove societ

Dicea Gualtieri: Io sfido Malagigi a ritrovar piú sano pensamento co' suoi dimon. Non abbiate paura, ché vi fa grande onor la mia scrittura. Questo viglietto il prete, buona lana, fe' che Terigi a Filinor spedisce. Al guascon la risposta parve strana: pensa e ripensa e nulla stabilisce.

A questo gli parea la seconda volta udire per risposta: , io la compie' ; e quinci gli parea che 'l prendesse per mano e menasselo in quella camera dove era uso di dormire quando in questa vita vivea; e, toccando una parte di quella, dicea: Egli è qui quello che voi tanto avete cercato. E questa parola detta, ad una ora il sonno e Dante gli parve che si partissono.