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E pensava, continuava a pensare, accarezzandosi la barba, arricciolandone la punta, nervosamente. Aveva bisogno di denaro, di molto denaro. Aveva pagato i debiti vecchi.... ma cominciavano gi

A chi per caso gli dava un saluto, tosto chiedeva sei zecchini d'oro: per la restituzion, fosse vissuto quanto Nestorre, era vano il lavoro. Non c'era uom che l'avesse conosciuto, che non dovesse aver da Filinoro; e sempre par che furberie ritrovi per accoccarla e far debiti nuovi.

Anche lui preferiva l'aver debiti al non aver quattrini, e ricordava con raccapriccio la vendita del suo orgoglio, consumata prima ch'egli avesse scoperta la California della cambiale.

Perché la veritá non è cosí facile da conoscersi eziamdio da loro che discorreno con mezzi debiti, perciò incorse nel medesimo errore, sia detto con buona venia, il conte d'Olivares, indotto dalla prima apparenza di questa ragione, e fe' pragmatica bassando il cambio; ma dopo, conosciuto meglio e per esperienza e per discorso non esser vero, revocò detta pragmatica.

Che cosa vuoi che paghi?... io risposi con qualche impazienza, nessuna donna ha debiti verso di me. Sta zitto!... riprese, non negare almeno che sei in credito d'un bacio!... È una strana pretesa davvero, io soggiunsi, la tua gelosia ti esagera di molto il diritto degli innamorati.

Il signore è inutile domandarlo, è maggiorenne, non è vero? domandò Marliani rivolto al conte O'Stiary. Ho ventitre anni e dieci mesi rispose Enrico Non debbo tacere però che io non andrò in pieno godimento della mia sostanza che a ventiquattro anni compiuti, e che ho dei debiti. Non ci sono dunque che due mesi da aspettare! sclamò il Marliani. Quanto ai debiti, chi non ne ha al giorno d'oggi?

Sia levata la arbitraria gravezza posta dal console della Sorìa sui mercanti e restituito il percetto: «essendo pubblica intenzione di accarezzare i mercanti per non deviare il commercio». 1592, 11 settembre. Tutte le merci che vengono di Sorìa siano tenute a pagare ½ per cento al cottimo di Damasco, oltre l'1 che si paga presentemente, e ciò per estinzione dei debiti arretrati. 1608, 28 luglio.

Vi concediamo che uoi possiate traficare, e' negotiare per tutte le Citta', terre, fiere, mercati uilli mercati, luoghi delli stati nostri, e' nauigare per leuante, e' ponente, e' barbaria, & Alessandria, & altri, sotto nome vostro e' sotto nome di Christiani, o' altri, che a uoi piacera', e' che siate sicuri, uoi, e' le vostre rispondenti, e' le vostri mercantie, e' commetenti, & altri, per Liuorno, e' sicurandoui con un nostro saluo condotto delle nostre Galere, e' preghiamo a tutti Principi Christiani, e' loro ministri e' Capitani di Galere, e' di altri vascelli, che faccino il simile, ancor loro, accio' possiate uenir sicuri al nostro porto di Liuorno, e' Pisa, che cosi' faremo noi alle loro Galere, & altre uascelli, asicurandoui da loro, ne i' quali ui potesse incontrar per mare, uenendo al nostro porto di Liuorno, saluo sempre che paghiate le debiti, & ordinarie gabelle, che sogliano pagare le nostri mercanti Fiorentini e' Pisani, intendendo pero', che debiate principalmente tenere casa residente in detta citta' di Pisa, o' terra di Liuorno in qualsiuoglia di loro, e' nominatamente, come di sopra, ne' altrimente, ne' in altro modo.

Poi, laggiù in America, erano tornati i mali giorni, i debiti, i guai, e si erano scritte lettere al fratello di Santhi

La duchessa, vedendo il figlio ingolfarsi nei debiti, vedendolo camminare a occhi chiusi verso la rovina, gli dava dei consigli, lo esortava a partire per un lungo viaggio e a lasciare a lei la cura di strigare quella intricatissima matassa. Lo assicurava che ella ne avrebbe trovato il bandolo e che sarebbe stata tranquilla, purchè si fosse riavuto di spirito.