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«Quell'uomo era napoletano e si chiamava Carocci. Morì attraversando il mare. «Sua madre e suo padre vivevano ancora. Aveva fratelli e sorelle. Dio perdoni ai repubblicani che avvelenarono di dolore i loro giorni

Michele era di buon conto a stomaco digiuno, e chiamava le cose pel loro nome, senza rigiri o dimezzature. La sera innanzi ammetteva di essere un po' brillo; ma la mattina dopo diceva apertamente: ubbriaco, mettendoci anche di costa l'epiteto. E adesso come si fa ad entrare? seguitò egli a dire. Che cosa penseranno de' fatti miei?

Guardammo in su: era un soldato di fanteria che dal sommo d'un muro altissimo chiamava i suoi compagni rimasti giù, e accennava alla bella veduta che gli si offriva dintorno. Alcuni soldati vicino a noi raccoglievano le pietruzze dei mosaici. Altri esperimentavano l'eco gridando dei comandi militari. Più in l

Fattisi dunque tutti vicini ad esso, chi lo chiamava, chi lo urtava coi piedi, chi lo punzecchiava colla mazza o colla spada, e rinforzando le risa, gli ripetevano: Ohe! sta su! Che? ti sei addormentato? Lazzaro, vien fuori» gli gridava l'arcivescovo; e Forestino soggiungeva: Gua' come imita bene il morto». Il fatto però stava che egli era morto davvero: lo spavento lo aveva accoppato.

«Perchè tu mi possa comprendere, è d'uopo che io risalga al principio... »Evochiamo l'angelo della rivelazione, il Prometeo della luce, il Dio agitatore di tutta la mia vita!... »Crederesti?... nel profferire il nome di Adolfo, io risento una commozione viva, che mi sembra, come l'antica fata Morgana, uscire ringiovanita dalla vasca miracolosa. »Egli dunque si chiamava Adolfo....

Usciva la mattina a cavallo col padre; questi montava una saura alla quale aveva dato il nome di Virgo, e il fanciullo un morello bruciato, piccolo e robusto, che chiamava Spillo.

Ecco ad esempio, voltata in italiano (poichè il carteggio era tutto in francese), una sua lettera, la seconda che lèsse Aloise, nella quale era minutamente narrata quella che la giovine marchesa Torre Vivaldi chiamava la sua prima comparsa di donna in quella societ

Il conte Alessandro era ritornato in Russia. Egli aveva ricevuto il giorno stesso un dispaccio del conte di Nesselrode, che lo chiamava, a nome dello Tzar. Questa partenza aveva forse deciso il principe di Lavandall a lasciar Maud sola oramai nella sua residenza di Saint-Germain.

La truppa aveva formato i fasci sulla piazza principale, riposandosi sugli allori dalle fatiche e vittorie del giorno. Dei cittadini, ritirati nelle loro case, non se ne incontrava uno solo per le strade. Al grande Albergo della Luna il campanello chiamava a raccolta i commensali alla gran tavola rotonda.

«Frattanto la vita mi chiamava, la gran vita, la multiforme vita, con tutte le sue voci possenti, con tutte le sue aspre curiosit