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Quanto tempo passasse di tal guisa non so dire parevami che qualche cosa di strano avvenisse intorno a me; io teneva sempre gli occhi aperti, e parevami di sognare mille figure bizzarre danzavano capricciose carole in un'atmosfera di fuoco mi urtavano, mi portavano innanzi come un frammento di macigno sospinto da una valanga e in mezzo a questo scompiglio io udiva ancora il monotono oscillare del pendolo nella camera, e il respiro lento di Clelia.

Eh! vuoi tacere! esclamava impazientita Rosina, ripigliando a dondolare rabbiosamente la culla, e tirando l'ago più rabbiosamente ancora: che sbraitatore è questo biricchino! E' mi vuol far diventar tisica... La li la ler

E le mostrai le scalfitture ancora sanguinanti, come per rendere più meritoria l'offerta. "Oh se ella ora mi prendesse le mani" pensai. E mi passò su lo spirito, vago, il ricordo di un giorno lontanissimo in cui ella mi aveva baciate le mani scalfite dalle spine e aveva voluto suggere le stille di sangue che spuntavano l'una dopo l'altra.

Dammi un bacio! Quando ritornarono alla villa, fecero tutta la strada assai lentamente: Nora sempre al braccio di Pietro, gaia, giuliva, saltellante.... Pietro, invece, agitato, inquieto. E quando di nuovo, furono dinanzi al piccolo cancello, Nora, staccandosi da Pietro per entrare, stringendo, allungando le labbra, gli mandò ancora un ultimo bacio. Mio, ricordati! mormorò. E passò innanzi.

Per qualche tempo, come obbediente a una segreta idea, egli risparmiava Maria e si lasciava ancora amare, non rispondendole quando ella gli chiedeva la ragione della sua contradizione. Ma eran sempre più brevi, le tregue; e ogni volta che essi si rivedevano, direttamente o indirettamente, egli le dimostrava che quell'amore doveva morire.

E appunto nella piazza di Valladolid m'accorsi per la prima volta che dacchè ero entrato in Spagna non avevo ancora visto una pipa!

In quanto a lei, inattesamente, mi ero sentito a poco a poco sopraffare da compassionevole tenerezza; le perdonavo in grazia dell'amore che aveva avuto per me quando ancora ignoravo di essere amato da lei; le perdonavo per la sua bellezza, per la sua giovinezza, per l'inesperienza della vita, che avea dovuto agevolarne la trista caduta. Tutto il mio odio si concentrava su colui, sul creduto seduttore che non poteva avere scusa di sorta alcuna, che doveva aver operato il male sapendo di far male, e con lo squisito piacere di farlo a danno del mio onore, della mia felicit

Aveva trovato in fondo a un cassetto un mazzo di spigo e un guanto. Era un guanto di Giuliana; era macchiato di nero su la punta delle dita; nel rovescio, presso all'orlo, portava una scritta ancora leggibile: "Le more: 27 agosto 1880. Memento!" Mi tornò chiaro alla memoria, in un lampo, l'episodio delle more, uno dei più lieti episodii della nostra felicit

«Emiliadisse alfine Valancourt, tenendole una mano stretta tra le sue, «mia cara EmiliaTacque nuovamente, e l'accento col quale aveva pronunziato questo nome, esprimeva la sua tenerezza insieme ed il suo dolore. «O Emilia miasoggiuns'egli dopo una lunga pausa; «vi riveggo ancora, ed ascolto ancora il suono della vostra voce!

Ma intanto questo dovresti vederlo. È un'ottima persona, timorata di Dio, ed un bell'uomo. Un po' maturo, ma ancora vegeto...