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«Ti mando la mia mano da baciare. Dicono i nostri amici che è bellina assai; ma tu, gi

Altri amici sopravvennero, e Filippo li interrogò, e da ciascuno ebbe la conferma che lo scandalo dilagava, che in alto e in basso, nel salotto e nell'osteria, ancora non si parlava se non del duello; qualche amico più addentro nella confidenza di Filippo ripetè, attenuando, i discorsi che correvano, e anche attenuati, specialmente per Loredana, erano oltraggiosi e provocanti....

Manfredo, Manfredo!... Ma questi pur continuando a ripetere il nome di Galeazzo, venne tratto lontano, e dileguò anche la voce. Fu il più sviscerato e il più orrido addio che mai siensi dati due amici da che mondo è mondo.

L'opera mia e dei miei amici e del Presidente del Fascio di Milocca fu da veri uomini di ordine, che mostravano fede nella magistratura; e ad onor del vero devo confessare, che in questa occasione essa meritò la fiducia.

Non era vero che egli le avesse posto gli occhi addosso; ma, con quel dargli la soia, gli amici lo avevano messo al punto. Da quel giorno il Ceretti si ficcò in capo che avrebbe potuto dar corpo alle celie dei compagni. Maria non era sorella di Lorenzo; tutti lo dicevano. Che cosa era dunque, se non una amica? E se era un'amica, perchè non avrebbe egli potuto farsi innanzi?

E così dicendo, Rambaldo di Verrùa, torse cortesemente lo sguardo da lei, per dare un’occhiata in giro ad Ansaldo di Leuca e agli altri amici del conte Ugo di Roccam

Una vita da diventare idrofobi! diceva certe volte agli amici ammogliati, accompagnando la frase con una di quelle sue mezze risate che squillavano e davano rilievo anche alle banalit

La signora Montoni ricevè di mala grazia i complimenti di quei signori. Bastava, per dispiacerle, che fossero amici di suo marito; e li odiava perchè accusavali d'aver contribuito a fargli passar la notte fuori di casa. Finalmente l'invidiava, chè, sebbene convinta della poca influenza di lei su Montoni, supponeva che preferisse la loro societ

Padre non ho, ch'antivedendo i danni Di vita uscì, tanto dolore il vinse Per tue battaglie; e sul fiorir de gli anni Tre miei fratelli la tua spada estinse; La madre oppressa per cotanti affanni Al nobil collo un duro laccio avvinse; Gli amici o che dispersi, o che sotterra Pur mandommegli allor forza di guerra.

Di una tale esistenza non comune, alla quale s'intreccia un delicato nome di donna, voi troverete nella prima parte di questo libro i documenti. E il libro anzichè una stonatura, come temono i suoi amici, crediamo che possa essere un raggio di sole che ritorna e nel suo complesso un prezioso documento a tutti quelli che studieranno l'evoluzione del pensiero e del sentimento italiano in quel tumultuoso periodo che succede alle battaglie dell'indipendenza, quando l'entusiasmo che le ha compiute diventa il primo imbarazzo del vincitore. Tutto è disordine ancora, non si sa quel che si vuole, ma si vuol molto, da tutti. Il linguaggio epico urta colla necessit