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Per accrescere il fragore Darò fiato a' miei polmoni, L'anatema del Signore Tempo è omai che qui risuoni.... D'esser frate alfin mi scordo.... E se Iddio fa spesso il sordo, Col cannon della mia voce Sordo appien lo renderò.

GERASTO. Ho maritata la tua padroncina. ESSANDRO. Con chi? GERASTO. Con un giovane romano, ricco, dotto e bellissimo. ESSANDRO. Chi è questo giovane cosí aventuroso? GERASTO. Cintio, figliuol di Narticoforo, maestro di scola dottissimo. Ci abbiam scritto tante volte che alfin siamo restati d'accordo della dote e d'ogni cosa. ESSANDRO. Come non n'avete fatto parola mai?

Non so qual fosse degli angeli bigi, che inducesse la dama a far richiesta a quel cosmopolita se Parigi vedesse, andando in quella parte o in questa, ché le pareva in chiesa a San Dionigi veduto averlo a messa un di festa; e ch'anzi, poiché ogni uom alfin pur ama, l'avea veduto a far scherzi a una dama. Disse il guascon: È vero, è vero, è vero.

Valga d'esperïenza il raggio tardo, In che forzatamente oggi m'aggiro, Ad oprar alfin , che più gagliardo A tua bellezza s'erga il mio desiro, E nulla tanto da' mortali io brami, Quanto ch'ognun tuoi pregi scorga ed ami! La legge tua non è d'irto rigore, Sol le idolatre passïoni abborri: Lunge che a te dispiaccia amante cuore, Ad un cuor fatto gel più non accorri.

A San Giorgio io vi guidai, a la chiesa erma e gentile che fiorito a' novi rai leva il roseo campanile. Da la prossima Cloaca, che de 'l maggio a la virtù pur fioría, di femminette gran cantar veniva su. I mattoni bisantini rilucean vermigli a 'l sole, come fosser pietre fini, carboncelli o cornïole. Oh San Giorgio benedetto! Ivi alfin l'amor s'aprì. Dolci cose io vi parlai. Piano, voi diceste .

No, non sparga, per dio! L'antiche some Gittiamo alfin, leviamo al cielo il volto! Le terre, il tetto, il pan, l'onore, il nome, Tutto i vili patrizi hanno a noi tolto! Ci hanno emunte le vene; infrante e dome Le virtù, stôrto il senno, il cor sepolto, Fatto de le nostre ossa argine e scudo Al petto vil d'ogni giustizia ignudo! Ov'è la patria nostra? I nostri figli Ove son mai?

Non avea finito, e i dadi don Gaifero fa volar: e se il luogo e la persona era men da rispettar, tavoliere e tavolino lo vedevi sfracassar. Egli al vecchio don Roldano tale alfin risposta d

Staccando alfin la mia bocca dalla tua bocca satolla, vedo oh terrore! la Notte vorace salire verso le nostre labbra... la Notte, divoratrice eterna di speranze e d'oro solare!... Un giorno!... Ecco ancora tutto un gran giorno annientato!... Salvami, bel Destino!... mio Destino che amo!... Il Torrente millenario.

Certo non deesi co' favor celesti Porre in bilancia le possanze umane. Ei più non ragionava. Aletto a questi Detti del gran guerrier mesta rimane; E pur con tutto ciò l'anima fiera Trar ne l'inganno alfin non si dispera. Chiaro è per , che dove Dio s'impiega, Non è contrasto: ma sua man possente Pur ciascun far meraviglie nega, Ed ama, che 'n suo pro sudi la gente.

Nelle cose importanti si conoscono i nobili da' plebei: se faremo alla scoverta, parlerò a Sua Eccellenza, e con il braccio della giustizia, col favore degli amici e de' parenti e de' danari ci offenderemo tra noi, e la cosa si pubblicará; e il meglio sarebbe la secretezza possibile. Bastivi alfin questo, che son padre e son uomo onorato.