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VIGNAROLO. Rispondi a me tu prima: chi sei che me ne dimandi? GUGLIELMO. Padron mio caro, non entrate in còlera: di grazia dite voi, chi sète? VIGNAROLO. Non ho da render conto ad un uomo vile come tu sei; ma tu che vuoi saper chi sia, tu chi sei? GUGLIELMO. Il padron di questa casa! VIGNAROLO. Tu menti che ne sii padrone, ché il padrone ne son io. Quanto è che ne sète padrone?

Ma chi mai? chiese Abd-el-Kerim che nondimeno sentivasi agitato da vaghi timori. Notis, Elenka ardivano mostrarsi al campo, e poi, per che fare? Di che accusarti? Che ne so io? Sono mostruosi quel fratello e quella sorella! Guai a loro se avessero ad accusarti dinanzi a Dhafar pasci

Reina del Faro, siede tra due mari in faccia ad oriente, maestosa e lieta Messina; che a manca, il Peloritan promontorio sta contro il Tirreno; a destra, il braccio di san Ranieri ardito mette nel mare Ionio, rientrando come punta in falce contro la curva del lido, che un vasto cinge, e profondo, e da tutti venti sicurissimo porto. In mar bagnansi le falde de' colli, talchè parte non poca della citt

E noi non possiamo ancora, nella nostra sofferenza, giudicare se questo sia un bene od un male. Ma, se è necessario che la lotta fra il bene ed il male continui ad equilibrare le forze dell’umanit

Se non c'era lui! Un giorno un proclama anonimo chiama l'esercito a un meeting e lo invita a offrire la dittatura al suo capo; Giorgio Washington accorre e rivolgendosi ai suoi soldati, grida: «Non crediate che io acconsenta ad accendere la discordia e la guerra fra l'esercito e l'autorit

La fama precorreva pomposa i loro predicatori. I devoti, gli habitués, accorrevano numerosissimi ad ascoltarli; volevano studiarne la mimica e la parola, la scienza e l’ingegno, far dei confronti. Il loro giudizio veniva ripetuto per la Citt

Fina fina, la pioggia del mese di Settembre batteva sui vetri, nel vespero buio. Il lampione ad arco del teatro Eugenia Vittoria ogni tanto si oscurava, come se vi passasse davanti un continuo volo di rondini. , avevi ragione, Madlen:

Tira via, ragazzo incontentabile, brontolava allora il maestro. Lo so anch'io che non va, se tu vuoi ad ogni costo la perfezione, che non è di questo mondo. Vedi? Ti riesce tormentato, per la smania di notare ogni nonnulla. O non bisogna render ragione di tutto? chiedeva Spinello.

LIDIO femina. Da qua ad un poco te ne diremo l'animo nostro. RUFFO. Ove ci troverremo? FANNIO. Qui. LIDIO femina. E chi prima arriva l'altro aspetti. RUFFO. Ben di'. Addio. FANNIO servo, LIDIO femina. FANNIO. Li cieli ci porgono occasione conforme al pensier tuo di non te lassare trovare oggi, con ciò sia che, andando tu da costei, Iove non ti troverrebbe.

E con voce alta e sicura, in mezzo ad un silenzio solenne, il marchese Galeotto dettò la sua risposta allo scriba; rimessa in principio e tranquilla, come portava il costume, indi man mano, per lo infiammarsi a grado a grado del personaggio, più concitata ed altiera. «Al magnifico signore Giano Fregoso, doge di Genova, salute.