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Sennonché, qualora la terminazione surriferita avesse effettivamente avuto esecuzione, sarebbe molto difficile che non si fosse conservata fino a noi alcuna moneta di Modon o di Coron, battuta sotto Pietro Gradenigo e sotto i costui successori fino ad Andrea Dandolo. Eppure a nessun pezzo di Pietro Gradenigo, di Marin Zorzi, di Giovanni Soranzo, di Francesco Dandolo e di Bartolomeo Gradenigo non puossi applicare il nome di tornese; dal disegno prender argomento a tenerli altrove battuti che nella zecca di Venezia. Escludendo il ducato d'oro che si possede di que' dogi, le monete conosciute di Pietro Gradenigo sono le seguenti: il [I[piccolo]I] coniato la prima volta da Sebastiano Ziani sul modello de' denari imperiali, il [I[grosso]I] cuso primamente da Enrico Dandolo, il [I[marcuccio]I] di bassissima lega che pure avea dato fuori il doge vincitore di Costantinopoli, il doppio[I[ quartarolo]I] e la sua unit

Senza tener conto delle tradizioni che si hanno, rispetto alla via di Venezia detta ruga Giuffa ed al campo dei Mori, siccome luoghi ove albergavano Armeni e Saraceni, tradizioni che non reggono ad una critica severa, si sa che fino dall'anno 1253 esisteva a san Giuliano in una casa conceduta da Marco Ziani, ricchissimo negoziante nipote del doge Sebastiano, un ospizio la cui istituzione era di ricoverare qualunque pellegrino armeno per tre giorni, donando però una sola cena . Allorquando Uzunhasan si insignorì della Persia e dell'Armenia, e conchiuse alleanza colla repubblica negli anni 1470-73 , crebbero i favori verso quelle nazioni.