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La ringraziai cogli occhi, le dissi col pensiero che poteva star tranquilla; e risposi al fidanzato che, viaggiando in Germania, il Rüdesheimer, il Waldmeister, i ricordi di grandi e amati poeti potevano bene ispirarmi un momento, ma che mai non mi sarei legato ad alcuna musa straniera; nemmanco, aggiunsi con intenzione, alla musa inglese che pure aveva un vero fascino per me.

Sento il suo mite odore nell'odor forte e vitale del bosco, odo il cicalìo dei fringuelli e dei tordi, le voci e le risate delle signorine sparse davanti a noi, nel profondo verde, in cerca di Waldmeister. Solo non odo vedo Violet, che ci segue col suo fidanzato.

Il signor Treuberg sturò due bottiglie di Rüdesheimer e le signorine v'introdussero capovolti due mazzolini del bianco Waldmeister, che doveva morire così, cedendo al vino il suo dolce profumo selvaggio. Mentre gli altri vi erano attenti come ad un rito sacro, potei guardare Violet. Gli occhi suoi ebbero ancora quell'angoscioso no; i miei dovettero rispondere di .

Oh! esclamammo insieme Luise! Il Waldmeister ci ricordò il bosco di Eichstätt e il nome della nostra amica, della cara giovinetta, ci punse il cuore di rimorso e di tristezza, perchè non avevamo ancora parlato di lei e ci pareva questa una colpa comune. Violet trasse a questa piccola Luise, e la baciò teneramente. Ecco la lettera di Violet: «4 luglio.

Allora fu lei che mi disse I kiss you e soggiunse con un delizioso accento di angustia: Non devi fare un viso così serio! La signora Steele veniva verso di noi e in quello stesso punto passò una bambina, recando dei fiori. Violet la chiamò, come per dissimulare all'amica sua il nostro turbamento. Che fiori hai? diss'ella. Waldmeister. Dove l'hai colto? Sul Niederwald. E come ti chiami? Luise.

Avevamo a fronte le ripide salite ombrose del Bahnhofswald. Mi parve che miss Yves faticasse molto. Il suo fidanzato le parlava e le parlava, tutto premuroso e umile; si capiva che ringraziava, si scusava, che sospirava una parola affettuosa. Ho davanti a me, in questo momento, alcune foglioline secche, alcuni anneriti fiori di Waldmeister del bosco di Eichstätt.

Non solo nel Maiwein ma in tutta la silvestre scena vi era una poesia che il segreto dramma mi impediva allora di gustare, ma che ritorna ora serena nella mia mente. Si stava aspettando che l'odore del Waldmeister passasse nel vino, e io parlavo con la signora Treuberg dei nostri amici comuni. Ella ricordava lontani giorni passati con loro nella piccola citt

Ero ebbro di quell'ultimo sguardo e della speranza di stringermi un giorno Violet fra le braccia, mia sposa, mio corpo, anima mia per sempre. Degli altri il solo Treuberg e il dottor Topler bevevano. La signorina Luise compativa il vino in grazia del Waldmeister e si accontentò di libarlo. Lo mesceva invece a noi molto generosamente.

Avevo l'idea di non tornare mai più ad Eichstätt, e fu allora che colsi per memoria le foglie del profumato Waldmeister.

Intanto la signorina Luise e sua sorella litigavano poco lontano per alcuni fiori che la prima aveva colti e che l'altra diceva non esser vero Waldmeister. Adesso la vocine della biondina parevano piccoli colpi di becco. Rideva, ma credo che avrebbe pianto volentieri.