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Sembra per te il Signore Più che per altre terre arder d'amore! Sembra nelle tue dolci aure più vago Emanar de' suoi cieli il bel sorriso; Sembra del Paradiso Volerti Iddio sovra quest'orbe imago! Sugli emuli tranquilla Rivolgi pur la tua regal pupilla. Or quel popolo or questo andare altero Può primeggiando in forza d'auro o ferri: Pur non ve n'ha che atterri Il tuo sublime sulle menti impero.

Non pensare al passato e a quel che non si può più fare disse la fanciulla con animo sostenuto, persuasa di essere in quel momento quasi la voce di Dio: Tu devi vivere, Ezio, non per ricordare quel che è scomparso, ma per quel che puoi fare ancora di bene: e nel bene che farai a te e agli altri troverai la forza di sopportare il male. Non devi credere di aver perduto tutto, fin che ti resta un cuore che ti vuol bene: e noi siam qui tutti intorno a te non di altro occupati che di volerti bene e di aiutarti a sopportare questa sventura. Quanto potrai vedere attraverso al nostro amore, lo vedrai come prima, forse più bello di prima. La luce non è soltanto negli occhi: anzi quella che viene dall'amore delle anime è forse più chiara. Noi ti aiuteremo a ricordare, a sperare, a credere. Non lasceremo spegnere le immagini della tua giovinezza, che invecchieranno meno presto per te che per noi, perchè tu le conserverai come un tesoro riposto e non le dissiperai in cose nuove. Qui conosci il paese: sai da dove spunta il sole e dove tramonta: conosci le piante e i fiori che ti circondano e ad ogni primavera sentirai nel profumo degli alberi ringiovanire la terra, rinverdire le siepi, rinnovarsi il piacere di vivere. E intanto noi ti leggeremo i libri più belli, ripiglieremo il nostro Beethoven in cui si può vedere tutto quello che si vuole: insomma tu vivrai di noi, qui, al Castelletto, al Pioppino, pigliando di noi soltanto quello che è più caro. E se sentiremo che ci sono altri infelici nel mondo, chi ti vieter

, son digressioni inutili... Torniamo al mio forestiero... Via Teresa, non puoi scioglierti da' tuoi impegni... per riguardo mio?... È il tuo parente più stretto che te ne prega; è tuo zio che, mi pare, ha sempre mostrato di volerti bene... Annoiata di questa insistenza, la Valdengo ripigliò in tuono fermo: Perdonami, zio, dal momento che ti ho detto: non posso.

Poi gli alzò il capo: voleva vederlo; gli parlò sulla bocca, sugli occhi, stringendolo, accarezzandolo sempre. Sai, quando ho cominciato a volerti bene? L'ultimo giorno, quando siamo andati in collera, dopo che mi hai fatto quella scena tremenda ai Giardini. Dio! quante me n'hai dette! Come ho sentito che mi avresti ammazzata!... E come ho sentito tutto il tuo amore!

Se ti fa piacere il.... come ha detto Ariberto?... il favore mondiale, rispose poi, io sono certo contento: ma non avevo bisogno d'un plebiscito di questo genere per volerti bene.... Ariberto comprese che Folco Filippeschi era piccato, e mutò subito discorso. Gioconda intuì a sua volta che Folco rammentava il giuoco di casa Dobelli, l'arte di risvegliar in lui la gelosia; e si morse le labbra.

Vorrei dir, ma non posso: perché quando I' ti vo contemplando, e fisso penso El mi mancha ogni senso: & resto persa. Rus. Se ben fusti summersa, e che fia poi Perché se tu mi vuoi e i' non ti voglia senti pena, e doglia, tu la merti Mi parto. Chy. eh non volerti, anchor partire. Ru. Anchor tu m'hai da dire.

Oh il giorno in cui egli s'accomiatò da lei, essa non lo aveva più il sorriso sul labbro! Era combattuta fra il dolore e il dispetto! Pareva anche a lei che Roberto fosse reo di una colpa ben grave. Non dovrei nemmeno volerti bene, non dovrei nemmeno salutarti ella gli disse. Anzi, non ti voglio bene....

Non ne afferro la ragione. La si direbbe una dichiarazione di guerra. E perchè? Temi qualcosa da me? Che io mi possa mettere tra te e tuo marito? Perchè? Sei la compagna adorata dal fratello che amo. Il desiderio mio è di volerti bene.... Le tue parole mi hanno assai turbato, te lo confesso. Se fossi sospettoso le giudicherei imprudenti. Gli audaci sono sempre imprudenti.

E tornando poi con l'altra, cioè di volerti levare in alto per superbia, dicendo: Tu se' perfecta e piacevole a Dio; non bisogna piú che t'affliga che pianga e' difecti tuoi; donandoti Io alora el lume, vedesti la via che ti conveniva fare, cioè d'umiliarti; e rispondesti al dimonio, dicendo: Miserabile a me!

DON FLAMINIO. Che quel c'hai a fare lo facessi tosto, ché il giorno va via e la sera se ne viene, e il beneficio consiste in questo momento di occasione. Usarò teco poche parole, ché la brevitá del tempo non me ne concede piú. Mi par soverchio ricordarti le cortesie che ti ho fatte; e il volerti far pregar con tanta instanza diminuisce l'obligo che mi tieni.