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Quindi sognava una vincita al lotto o un altro vecchio buono come quel signore, che le accogliesse nella propria casa; ella, la mamma, sarebbe diventata la sua governante, e Tina avrebbe potuto educarsi meglio. Quasi sempre il sogno si fermava , perchè Tina toccava appena i dodici anni. Infatti alla fanciulla mancava ogni istruzione, benchè avesse imparato quasi misteriosamente a leggere e a scrivere fra quella gente così varia, povera e cupida, che rinnovava ogni giorno gli stessi espedienti per la conquista della fortuna o della sua illusione. Una esperienza breve ma singolarmente ricca la rendeva gi

Assolutamente il signor Asdrubale tiene la fortuna per le briglie e la mena come vuole. «Accetto il suo consiglio, balbetta lo studente, scelgo l'asso di denari e raddoppio la posta. L'ometto fa un cenno affermativo, e si curva a notare sul taccuino la nuova vincita. Si ridanno le carte... Amara beffa della sorte! Ecco Donato in contemplazione innanzi al fante di picche.

Il giuoco del lotto, nei tempi del nostro racconto, era stato funestamente inventato da Cristofano Taverna. La prima volta che se ne fa menzione è nel 9 gennaio 1448. Si proponevano alla vincita sette borse, dette della fortuna, e forse furono otto, donde il nome di giuoco dell'otto. In Genova fu instituito nel 1530. Clemente XI lo proibì.

Lucia l'udì annunciare ancora due volte la vincita, mentre ella saliva lo scalone per ritirarsi in camera con le sue emozioni, i suoi sentimenti. Alcuni giorni dopo quella triste sera, il babbo tornando a casa per la colazione, consegnò a Lucia una lettera non suggellata. «È dell'ingegnere del Pozzo disse, pregò me che te la consegnassi. Un'ondata calda corse a la fronte della fanciulla.

« Avete vinto o perduto? «Trassi di tasca le due monete e gliele mostrai. « È tutta la vostra vincita? « È quanto mi rimane, dopo aver vinto ventimila franchi. «Ella tacque un poco, poi domandò: « Che conto fate del denaro? «Per tutta risposta, con un moto istintivo, con uno scatto improvviso, lanciai le due monete lontano, tanto lontano che non si udì il rumore della caduta.

La voce della vicina Grazie! Pietro Niente, per ora. Ma raccomandatevi ai santi protettori del lotto pubblico...: devono essere parecchi: e ci rivedremo a vincita fatta! Non ti scordar di me! E.. le.. o.. noo... ra! E... le... o... nora... La porta si apre subito. Eleonora, addio! Il lungo soprabito col frusto bavero alzato e l’unto cappello a tuba grondano acqua. Margherita In quale stato!

Dovunque metteva i suoi denari, ivi andava la palla. Quando le parve di aver vinto abbastanza aveva le mani cariche; sul suo posto alla tavola c'era un mucchio d'oro, d'argento e di biglietti ed ella stava ritirando dai numeri con rastrello maldestro l'ultima vincita lasciò tutto per un istante sul «pari», mentre deponeva l'imbarazzante ordigno.

Allora ella mise tutto sulle spalle di Marliani, che quantunque le avesse lasciato credere d'aver fatta una grossa vincita in Borsa e che era comparso da Nan

Naturalmente Aldo s'era impegnato a fargli un regalo adeguato, a vincita fatta. La sera precedente aveva guadagnato ottocento lire in dieci minuti con questo nuovo sistema. Doveva però andar molto cauto, perchè il difetto di quell'altro sistema era stato disastroso. Giunse una terza lettera.

Una donna si volse a dirle qualche cosa, e durante quell'istante la palla cadde. «Vingt, pair et passe». La vincita era raddoppiata. Quando finalmente ebbe raccolto tutto nelle mani tremanti e messo in tasca come meglio poteva l'oro e i biglietti sgualciti, ella si alzò barcollante, quasi ubbriaca. Aveva le guancie infocate e le pareva di non vederci più.