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63 Il vedermi lograr dei miglior anni il più bel fiore in vile opra e molle, tiemmi il cor sempre in stimulo e in affanni, ed ogni gusto di piacer mi tolle. La fama del mio sangue spiega i vanni per tutto 'l mondo, e fin al ciel s'estolle; che forse buona parte anch'io n'avrei, s'esser potessi coi fratelli miei.

Tal ne' vizii s'avvolge, come Ciacco Nel lordo loto fa; soldato esperto Ne' conflitti di Venere e di Bacco. E tal di mirto al vergognoso serto Il lauro sanguinoso aggiunger vuole, Ricco d'audacia e povero di merto. Tal pasce il volgo di sonanti fole, Vile, di patrio amor par tutto accenso, E liberal non è che di parole.

Non gli riuscì di ridurla al silenzio; pure la soffocò dicendo a se stesso: Non essere vile! Prese posto al tavolo e scrisse a Narciso Rossi. Gli scrisse parole molto amare, di grande rimprovero per la sua vilt

Ah, quelle mani d’assassino vile che avete creduto d’intravedere in quello specchio infamante, e quella faccia senza colore china su la frode abominevole! Io ho presa la mia vita, col dolore, con l’amore, con la colpa, col rimorso, col peso di tutti gli anni e di tutti i mali, con la vergogna e con la bellezza, con la menzogna e con la verit

Io ti trassi dal fango dove tu ti avvoltolavi, ti strappai dagli amplessi dei soldati, dagli amplessi della canaglia, dagli amplessi di vili schiavi per innalzarti sino a me, per innalzarti fino all'inviato di Dio; e tu, mentre io ti aveva colmata di favori e di onori, mi ingannasti, mi lacerasti il cuore per ritornare nelle braccia di un vile soldato, di un traditore, di un maledetto da Dio!

Quel di Guascogna intanto al torrione di da Senna ogni passeggiava: con lungo spaventevole spadone, per far duello, il marchese aspettava. Il marchese alla corte di Carlone, a veder se l'incarco rinunziava, manda ogni giorno; e pur lo trova saldo, e lascia che passeggi nel suo caldo. Poi di soperchiator gli la taccia e lo predica vile e prepotente.

Non se ne pentiva. Doveva dimostrare che non era vile, eppoi era davvero ora d'incominciare. Le parole non bastavano più. Bisognava passare ai fatti.

Gli venne un sospetto. Che sia davvero vile? domandò a se stesso. Stracciò la busta e lesse le poche righe. Vile! esclamò. Davvero vile! Il biglietto, scritto colla mano tremante, diceva: Non posso! Tanti innocenti..? Tanti, tanti innocenti! motteggiò.

Ahimè! il soldato, il vecchio soldato convertito in birro! Io per me, che estimai sempre, e tuttavia estimo il soldato il quale dura il travaglio degli aspri cammini, e serena nelle gelide notti, e gli ardenti soli sopporta, e per mille disagi si conduce a perigliare la vita per la Patria senza premio condegno nel presente, con premio incertissimo nel futuro; tenuto a vile, forse, e certo poi non curato trascorso il pericolo; io per me, dico, estimai questo soldato come divinit

All'avvicinarsi della dama egli ritirò con bel garbo il ventre, e la dama passò; passò perchè era sottile, ma la si contorse come per evitare il contatto di quel ventre, di quel naso, di quel puzzo di vile toscano. Ma per entrare, la sua alterezza dovette piegarsi da una banda perchè il cappello non entrava.