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L'assassinio del duca di Pitigliano, se era stato un mistero per il più de' cittadini di Roma, non lo era per tutti. Chi ne aveva mandato espresso avviso con lettera alla duchessa, doveva intanto saperne qualche cosa; i cinque che avevano vibrati i colpi ne sapevano più di tutti. La fante, ch'era stata messa a parte del segreto degli amori della duchessa, e che di poi era stata licenziata, se non sapeva nulla di certo, aveva però in mano un filo per far delle congetture. Da queste fonti pare adunque sieno uscite tutte le dicerie che, al pubblicarsi di quel matrimonio, innondarono tutta Roma. In sul primo le accuse non furono che a carico del signore , del quale, stando ad alcuni cronisti, non era la miglior fama in Roma, poi a poco a poco corse qualche sospetto anche sul conto della duchessa Elena. L'uomo che le avea spedita la lettera, avr

Gian Giacomo Medici, presso al suo trentesimosesto anno, era vigorosissimo della persona, poderoso di braccio quanto altri mai, non di troppo alta levatura, corpulento oltre il convenevole: nerboruto e ben proporzionato delle membra, lasciava scorgere in esse tutta l'attitudine che possedeva ai moti rapidi e vibrati. Il suo aspetto era ben degno d'un capo d'uomini armigeri: atto ad atteggiarsi ad imperiosa severit

E così? gli gridò Alberto appena Cesare fu a un punto dove gli arrivava la voce. Che cosa risponde? Ma Cesare, affannato, con segni vibrati che supplivano alle parole, cui per lo strafiato non poteva profferire, gli fece intendere che qualche cosa di nuovo era capitato, e qualche cosa di grosso, per cui egli era tutto sossopra. Che cosa c'è? Che cos'è stato? domandò Alberto ansiosamente.

Lampi! o bei lampi, io disdegno i vostri colpi d'ascia violetti, vibrati in pieno sul mio nero cuore! Lampi! o bei lampi, io disdegno i vostri scatti sonori!... Urr