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Egli ricambiava macchinalmente i saluti, toccandosi la tesa del cappello, ma non si fermò con nessuno ed entrò difilato in stazione. Qui non potè sfuggire a una dozzina di colleghi che prendevano anch'essi il suo treno, e gli toccò subire congratulazioni, condoglianze, auguri, e rinunziare alla speranza di viaggiar solo. Ma forse era meglio così.

Una giovine romea per quei verdi poggi va: altra mai casta e bella non fu vista viaggiar. Le scendea lunga la gonna sovra l'erbe della via; giú calato un cappellino i begli occhi le copría. Lei seguiva un cavaliere, la seguiva a fin di mal; ma per quanto si affrettasse, non potevala arrivar. A un olivo, presso un eremo, dopo tanto la fermò: essa allora a quella pianta benedetta si appoggiò.

E così partirò stanotte; fra un'ora partirò; non è tempo da perdere, neppure un momento! E tirato a furia la corda di una campana, chiamò un servo. Va, gli disse, come questo si mostrò, va alla mia casa; di al fante che inselli sull'istante due cavalli, e venga qui tosto e si disponga anch'esso a viaggiar con me stanotte verso Milano.... Va e fa presto, per carit

Per questa giornata io fremeva ed impallidiva da due mesi, lavorando, ridendo, vivendo sotto l'imperio dell'idea fissa. Da due mesi ella palpitava come un uccello morente, nel disordine delle sue lettere; da due mesi, noi mentivamo atrocemente alle persone che ci erano state più care. Ogni azione, ogni pensiero, ogni speranza erano concentrate in quella giornata luminosa e ardente. Per andare, io ingannava un'altra donna, mia madre, mia sorella, i miei amici; io faceva venti ore di viaggio, io rimaneva sei giorni nell'albergo del paesello: per venire ella ingannava un uomo, ingannava suo padre, i suoi fratelli, i suoi cognati, sua suocera, i suoi servi, i suoi amici, si esponeva a viaggiar sola, bella e graziosa, per trenta ore di viaggio, in mezzo ai pericoli, venendo ad un pericolo di morte. Che importava tutto questo? Io l'amava e l'aspettava, ella veniva a me perchè m'amava. L'ultima settimana prima del giorno, era stato un turbine quello che ci aveva travolti; eppure, in tanto disordine di ogni cosa brillava netta, lucida, matematica tutta la combinazione del viaggio. Io conosceva a mente il mio itinerario ed il suo, e lo ripeteva sottovoce, come se avessi potuto dimenticarlo. Quei nomi di paesi, quelle ore ritornavano macchinalmente sulle mie labbra. Eppure una orribile paura mi accompagnava di sbagliare un treno, di non trovarmi, di perdere la testa, e due ore innanzi io era alla stazione, fingendo leggere, disinvolto, bevendo dei grandi bicchieri d'acqua per calmare la mia febbre. Chi ha viaggiato con me? Non so, guardavo in volto le persone senza vedere nulla. Sentivo nelle orecchie un rumorìo di voci, uno stridìo di ferro, squilli di campanelle, fischi, ma non comprendeva nulla. Non ho dormito mai, mai. Mi assopivo, talvolta nell'abbandono, nella stanchezza dei nervi troppo tesi, ma l'anima vegliava, un sussulto mi scuoteva. Quanti giornali ho trascorso, quanti libri ho sfogliato? Non mi ricordo. So che arrivato al paesello, dove ella doveva venire, mi son sentito stringere il cuore. Forse, non sarebbe venuta. Che ne sapeva io? Era così strano il modo come ci eravamo amati, così singolare il modo come ci amavamo! Non mi conosceva, non la conoscevo. Da un momento ad un altro, lei che non era nulla, era diventata tutto per me. Che donna era? Forse, non sarebbe venuta. Forse l'avrebbero trattenuta. Invano cercavo dominare questo senso invincibile di sgomento. Pure l'albergatore, un cortese e famigliare, uomo che non vedeva mai nessun forastiero, non si accorse di nulla; è vero, io era pallido, gli occhi miei vagavano, distratti, le mie mani avevano la febbre, ma sorridevo, scherzavo anche. Nei tre giorni avevo visitato il paesello, la sua chiesa gotica, la sua manifattura di lana sopra un fiumicello l

Sono venuto in Germania per lei. Topler mi guardava petrificato. L'altra sera continuai a Norimberga, ho udito il loro dialogo davanti al caffè Sonne e ho saputo a che ora dovevo trovarmi alla stazione per viaggiar con Loro. Lei non sapeva esclamò Topler che miss Yves è fidanzata? signore, lo sapevo. Lo sapevo da lei stessa, Ah! Miss Yves La conosce? signore. Oh!

L'opinione pressoché generale di coloro che contrastano a Dante l'originalitá dell'idea del suo poema, è che questa fosse a lui suggerita dalla Visione di frate Alberico. Ma frate Alberico non fu l'unico frate visionario che si pigliasse gusto di viaggiar vivo col suo pensiero all'altro mondo, prima che Dante ponesse mano alla Divina commedia.

Perchè non si poteva partire col treno di mezzogiorno e fare il matrimonio alle nove o alle dieci? A questo modo Violet non potrebbe neanche mettere il suo abito bianco di sposa, sarebbe costretta di andar all'altare in toletta da viaggio. Risposi che preferivo viaggiar di notte, evitare il sole e la polvere almeno per qualche ora. Violet sorrideva.

Noi siamo chiamati di guardia al quartier generale; alcuni, essendo restati soli in paese, cominciano a mormorare ed a dire che i Prussiani sono a quattro passi e che ci faranno viaggiar gratis fino a Berlino; improvvisiamo una cenetta in corpo di guardia rallegrata da Ricci e Fabbri che pretendono parlare francese e che attaccano briga con un Ussero di piantone, che si permette di sedere con noi dopo essersi permesso di russare come un violoncello antecedentemente.

Eh, non so, veramente; interruppe Ferdinando. Voi vedete in troppe cose; effetto del viaggiar molto che fate. Vi ho detto l'animo mio, signor viaggiatore. La sincerit

Per andare io ingannava un'altra donna, mia madre, mia sorella, i miei amici; io faceva venti ore di viaggio, io rimaneva sei giorni nell'albergo del paesello: per venire ella ingannava un uomo, ingannava suo padre, i suoi fratelli, i suoi cognati, sua suocera, i suoi servi, i suoi amici, si esponeva a viaggiar sola, bella e graziosa, per trenta ore di viaggio, in mezzo ai pericoli, venendo ad un pericolo di morte.