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Ma dico che avete avuto torto di spropositare, senza che nessuno vi abbia condannato a scrivere la Sicilia verista e la Sicilia vera, e pel solo gusto di buttar giù un articolo pur che sia.

« L'espressione del sentimento, riprese il giovane verista, è infatti una delle attrattive per cui la musica ottiene il favore del pubblico. Ma per noi la musica dev'essere uno studio serio, e non un idillio sentimentale.

Dopo queste spiegazioni franche e leali, io vi prego quanto so e posso, miei buoni lettori, di non volermi più oltre interrompere. Quella ch'io vo narrando non è storia verista, è semplicemente storia vera: e il vero sfida ogni obiezione, si impone ad ogni criterio. Dunque... come si è detto...

L'ho conosciuto nell'ottanta o nell'ottantuno. Io caricavo l'appendice della Plebe di Bignami della zavorra umana che scovavo e raccoglievo negli angiporti e nelle stamberghe, e lui riempiva le colonne di una terapeutica che inchiudeva, colle spinte e controspinte romagnosiane, i germi della giustizia sociale. Era forse la prima volta che la democrazia adulta leggeva in un giornale socialista che la questione criminale è intimamente connessa colla questione economica. Con un centinaio di pagine intitolate Il delitto e la questione sociale il Turati si rivelava un naturalista della scienza penale, un verista che studiava oggettivamente l'uomo delinquente, un sociologo che accusava la societ

Dico dunque semplicemente che io, caso mai, sono naturalista, verista, quanto sono idealista e simbolista: cioè che tutti i concetti o tutti i soggetti mi sembrano indifferenti per l'artista ed egualmente interessanti, se da essi egli riesce a trar fuori un'opera d'arte sincera. Il mondo è così vasto, ha tanta moltiplicit

Quando il soggetto di una novella, di un romanzo, di una fiaba mi ha attirato, io non mi sono mai chiesto se esso era naturalista, verista, idealista o simbolista; ho badato soltanto a dargli la forma più schietta e più conveniente ad esso; se io sia riuscito o no è un'altra quistione. Mia intenzione era unicamente fare opera d'arte.

Occhiuzzi beddi! ecco la Sicilia. Con i carusi non si fanno i volumini gingilli e le illustrazioncelle civettuole pe' salottini rococò! Caramba. Non potevo lasciar passare inosservato questo articolo così ingiusto, e nello stesso giornale fu gentilmente pubblicata la mia risposta. Caro Boutet, Ho letto, con due giorni di ritardo, il vostro articolo Sicilia verista e Sicilia vera.

Ecco: io non intendo fare una discussione astratta, di faccia ad opere così piene di rigoglio vitale; e quantunque mi sappia battezzato, non so perchè, per verista nel cattivo senso di questa parola, debbo confessare allo scrittore di quell'articolo che non sono di coloro ch'egli crede ignorino fin l'esistenza di quella magistrale pagina su =Le realisme et le trivialisme= dove il Guyau provò che le vrai realisme consiste a dissocier le réel du trivial.

Nell'articolo Sicilia verista e Sicilia vera, invece avete voluto parlare di cose che ignorate affatto, o che avete appreso a orecchio; e se la forma per parecchi lettori, ignari come voi, può far passare il contenuto, non può bastare per me, che vi siete compiaciuto di tirare in ballo.

Emilio De Marchi, in arte, era un verista, ciò che rettamente inteso vuol dire un manzoniano. Egli fu dei pochissimi fra i discendenti del grande lombardo a comprendere come non fosse un seguire il maestro l'abbandonarsi ad una morbosa mollezza di sentimenti e di stile, ma lo fosse bensì lo scrutare il vero ne' suoi più riposti avvolgimenti, per riprodurlo con un intento altamente morale.