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No, no: gridò verso l'uscio, non venire... non scender di letto... vengo io da te... Ma gi

SINESIO. Per non far molte parole tra noi, me ne contento, anzi vengo costretto a contentarmene, ché vostro figlio, qual noi credevamo femina, pratticando con mia figlia, l'ha usato discortesia; ed io ora era per girmene a Sua Eccellenza e far quelle provisioni che si convenivano, ché il suo atto troppo mi par infame e insopportabile.

Se vieni tu, spalanca tanto d'occhi e siamo da capo. Ludovico Ci vengo? Caterina Ludovico Ih!... Hai paura che me lo mangi? Caterina Ninna-nanna, un vecchio canuto ha trovato il sonno perduto. Ninna-nanna, al bimbo egli viene e gli porta col sonno ogni bene. Ludovico Caterina

Madama disse egli, dopo alcuni istanti di silenzio, unicamente turbato dal sibilo della respirazione commossa, madama, io vengo a prendere i vostri ordini. Sono costretto a partir oggi stesso pel castello di Lavandall, ove mia madre mi aspetta da qualche giorno, ed ove mio fratello arriva stasera. Vengo a dimandarvi ciò che meglio gradite: se ritornare a Londra, restare a Parigi o permettermi di offrirvi l'ospitalit

E se io vengo a sapere che il Kloss si è trovato ancora con te o che ti ha ancora parlato, anche una volta sola, quel giorno, ricordatelo bene, tu vai per la tua strada, ed io per la mia. Pur troppo, rispose la fanciulla con un sospiro ostentato, pur troppo!... È quello che bisogna fare. La sua voce non ebbe un tremito, il suo volto rimase fresco e roseo. Come?

In mille anni, cominciò a dirle il duca, mai non sapreste indovinare, o Ginevra, il motivo della mia venuta a Monaco, e perchè adesso stia qui. E di fatto, come lo potrei, eccellenza, se non ne ho il filo? Io non so se quanto vengo a proporvi potr

Di' pur: come si fará ora? SAMIA. Lo spirito lo rifará maschio. Vengo dal negromante che m'ha data questa polizza ch'io la porti a Fulvia. FESSENIO. Lassamela leggere. SAMIA. Oimè! non fare, ché forse te ne avverria qualche male. FESSENIO. S'io dovesse cascar morto, vedere la voglio. SAMIA. Guarda, Fessenio, quel che fai. Le son cose da demoni. FESSENIO. Non mi noia. Mostra pur qua.

Ecco: io sono studente di liceo qui, a Roma; ma siccome mi diletto a scrivere, mando una corrispondenza al mese alla Campana: il direttore mi ha scritto di occuparmi anche di politica, e io le confesserò schiettamente che non me ne intendo: vengo qui a formarmi; intende? se lei fosse tanto buono....

Padre mio, egli disse, so tutto; il cassiere mi ha informato delle vostre intenzioni; io vengo ad aprirvi il mio cuore. Amo teneramente l'Orsolina, e le ho promesso di sposarla; essa è degna di portare il nostro nome, e sar

Ma il funereo suono de' tamburi annunziava l'ora fatale: Girani riscosso stette ad udirlo, e intrepido come ebbe rivolto uno sguardo confortatore alla sua Marcellina , t'intendo, voce di morte, io vengo.