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BALIA. Egli non mai fu in Napoli; e Olimpia l'ha fatto intendere per un certo Giulio studente, amico comune, che per quanto ha cara la grazia sua, per una cosa importantissima non venghi a Napoli prima che sia avisato, accioché non fusse riconosciuto da alcuno, come dici. ANASIRA. Come Sennia non s'accorgerá che questo non è suo figlio?

Io per veder se posso rimediare prima che si venghi a questo atto, non ho voluto risparmiar fatica in soccorrerlo. Me ne andrò informando di lui e di sua casa. Nepita, vien fuori, fammi compagnia. NEPITA. Vengo, eccomi. SPEZIALE. Madonna, sète voi di questa casa? SANTINA. bene. SPEZIALE. Date queste pilole a Gerasto, e ditegli che non l'ho potuto recar piú presto.

Ahi! che da quel giorno maledetto che la viddi, ho portato sempre questo sospetto attraversato nell'alma: e come il condennato a morte ogni romor che sente, ogni uscio che s'apre, gli par il boia che venghi e gli adatti il capestro al collo; cosí ogni parola, ogni motivo di mio fratello mi parea che mi la togliesse!

GRANCHIO. E pur volete battere le porte: avete la rabbia con i padroni e la volete sfogar con le porte. NARTICOFORO. Se mi fai irascere, batterò te per lei. GRANCHIO. Ecco s'apre di nuovo. O iudiciosa porta, quanto devi esser savia, poiché come stai per esser battuta, t'apri da te stessa. PANURGO. O amico colendissimo, ben venghi il mio Narticoforo romano!

TRASIMACO. Perché sparlar tanto di questo poveretto? che li venghi la peste alla lingua! TRINCA.

ESSANDRO. Andrò volontieri. CLERIA.... ch'io piango e ch'io muoio.... ESSANDRO. Sará fatto... CLERIA.... E se m'ama, che venghi presto.... ESSANDRO.... quanto comandate.... CLERIA.... E se mio padre non si contenta darmelo per sposo, digli ch'io vo' fuggirmene seco nella fin del mondo. ESSANDRO.... Volete altro? CLERIA. Non altro; raccomandamegli strettamente.

Forca, trova Mangone e digli che gli dono i cinquecento ducati e che la mia facoltá è tutta sua; e chiama Panfago e liberalo dalla prigionia. PIRINO. Chiama ancora Alessandro, ché venghi a riconciliarsi con mio padre e goder insieme con noi una commune allegrezza. FORCA. Farò quanto comandate. MELITEA. Forca mio, giá è tempo di riconoscerti de' piaceri ricevuti da te.

Ma chi seranno costoro che ti potranno servire a questo? SQUADRA.... Troveremo il Simia vecchio o il Trappola giovine o il Truffa: o che eglino ne serviranno o ne troveranno uomini al proposito. TRASILOGO. Andiamo a ritrovargli, ché è ben tentare ogni cosa prima che si venghi a por mano alla spada. SQUADRA. Ecco Mastica.

DOTTORE. Sai tu come si chiamava quel raguseo? MANGONE. bene, Rastello Fallatutti di Monteladrone. DOTTORE. Se ti disse che si chiamava Rastello, ché ti rastellava, e Fallatutti, ché fallava e ingannava tutti, come non ti guardavi che non fallasse ancor te? MANGONE. E il suo fattore si chiamava Rampicone di Maltivegna. DOTTORE. Venghi il malanno a te e a lui; ma il mal t'è venuto.

RUFINO. ... giurando e promettendogli che, si come ella per fede e per amore guadagnato se llo aveva, cosí voler sempre apresso di lei vivere. E cosí, revestitosi, dopo lungo ragionamento che hanno avuto insiemi con madonna Iulia, me hanno imposto ch'io venghi a chiamare questo maestro vicino loro. Credo li vorranno far sposare quella giovane, che 'l mal prode li faccia!