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E avremo sopra di noi, dentro di noi, il Niagara immenso del chiaro di luna!... Dovrai diventar bianco, serbatoio di tenebre, per non far macchia sulla brina radiosa, che imbrillanta la pianura.... Una simile macchia potrebbe spaventare la mia amica affacciata al balcone.... Vedo farfalleggiare la sua chiara figura.

Sicuro, replicò il Sangonetto, ma supponete che nel calice dei marchesi, nostri padroni, ci sia della feccia, e che Giacomo Pico sia giunto a questo bivio, di gittare, o di bere. Spiegatevi meglio; ci vedo buio pesto, finora. Ecco! Rammenterete, io non dubito, la cagione dell'alterco di Giacomo col vostro magnifico messer Pietro Fregoso.

Se alzo gli occhi dalla carta vedo che Meng-pen mi osserva con meraviglia e quasi con incredulit

Un viaggiatore illustre disse che dopo aver passato una giornata nel convento dell'Escurial, ci si deve sentir felici per tutta la vita, solo pensando che si potrebbe essere ancora fra quelle mura e che non ci s'è più. È quasi vero. Ancora adesso, dopo tanto tempo, nei giorni piovosi, quando sono tristo, penso all'Escurial, poi guardo le pareti della mia stanza, e mi rallegro; nelle notti insonni, vedo i cortili dell'Escurial; quando sto male e dormo un sonno torbido e penoso, sogno di girare per quei corridoi, solo, al buio, inseguito dal fantasma d'un vecchio frate, gridando e picchiando a tutte le porte, senza trovare l'uscita, finchè vo a dar del capo nel Panteon e la porta mi si chiude fragorosamente alle spalle e resto sepolto tra le tombe. Con che piacere rividi i mille lumi della Puerta del Sol, i caffè affollati, e la grande e rumorosa strada d'Alcal

Fu un mio compagno d'arme, che qualche volta mi aveva seguito dalla signora Lorini, quando Gabriella vi dimorava. Ah vedo! Dunque domani parto; ne ho gi

Bardelli t'è simpatico, e ha sempre ragione. Quinzani t'è antipatico, e ha sempre torto. Io sono più equanime. Vedo che hanno entrambi i loro pregi e i loro difetti, e son ben contento di non aver da pronunciarmi fra i due.

LAMPRIDIO. È soverchio ricordarmelo, padre. FILASTORGO. Teodosio, io ve lo do per genero e per servo. TEODOSIO. Lo ricevo per genero e per figliuolo. LAMPRIDIO. Andiamcene a casa e diamo questa allegrezza a Sennia e non la facciamo piú penare. TEODOSIO. Giá la vedo comparire dinanzi la porta.

I ragazzi si erano appiccicati agli orli della tavola, per essere ai primi posti; ed anche allungavano le mani, per carezzare, se non a dirittura per prendere. Vedere e non toccare, bambini; almeno per ora; disse Gisella. Ma che cosa vedo, signor Vittorio? che cosa vi ho raccomandato ancora ieri mattina? Il ragazzo si fece rosso in volto come una fragola, e scappò via lesto lesto.

Il curato... oh Dio mio, concedimi la forza di dir l'ultime parole!... il curato mi ha fatto cuore, m'ha promesse orazioni... e senti, mamma, vedo di non saper più parlare... dato che il povero Pierio... , anche di lui vo' ricordarmi... se mai, lo faccia Iddio! se mai riuscisse a fuggir dal bagno.... se ritornasse libero... ebbene, allora dagli un bacio per me, per la sua cara sorella! povero Pierio mio! quant'eri buono!... ed alla memoria pure del mio genitore, del tuo Bizco; non tremare, mamma; alla memoria di lui poni un sasso... un ricordo povero ma affettuoso... laggiù nel cimitero... ed a me... una croce!

Scusi, Totò Galiero? Egli esclamò, sorpreso: Come! Chi?... Domando perdono. soggiunsi Galiero. Ha forse sloggiato? Da un pezzo! disse lui. Sono un suo amico. Venivo a vederlo. A congratularmi con lui anzi, che, pare, ha riacquistato la vista... Lei... scusi, ne sa niente?... Vedo che occupa la sua stanza... Il vecchio mi continuava a sgranare gli occhi in faccia, e taceva.