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La vita, caro signore continuò l'ercole, seguitando nel suo vaniloquio è una cosa triste e pesante. Non le pare? Ho una moglie, la Rosina, che m'è nemica mortale. Non se la può figurare: dispetti, furie, malattie, ogni sorta di birbonate. L'ho presa a Settignano, in Toscana, una volta che vi sono passato con tanti bei denari in saccoccia, che ora non si vedono più. Era con un signore titolato, un conte, gran femminiero, e costui l'aveva conosciuta in compagnia Roussel, a Firenze, e se l'era portata via in campagna. Bene; dopo un po' eccoti il signorino che ti pianta quella creatura senza neppur dirle: obbligato. Arrivo io, comincio a lavorare, la Rosina mi viene a narrare i suoi patimenti e così senz'altro me la metto in casa. Sar

Aveva trovata una gran febbre, una eccitazione generale dell'organismo, il volto acceso, gli occhi scintillanti, e una tale palpitazione al cuore dell'infermo, da sentire lo scuotimento del viscere senza bisogno di mettergli la mano sul cuore. A questi primi sintomi di una meningite, si aggiunse tosto il delirio, il vaniloquio.

"Da una terra di sogni, ove non giunge "Che il sospir delle madri, a te ritorno, "Madre egli dice. Ivi l'eterno ulivo "Della pace frondeggia e a te un germoglio "Ne reco intesto a una stillante lama "Prendi, mia cara, e nella sacra terra "De' padri miei la morbida radice "Spargi ed il pianto delle oneste donne "Le sia ruscello. A seminar l'ulivo "Ti porgo il ferro della fredda lama, "Che penetrò quest'ossa e vi si ruppe. "Ove del bianco ramo esce in tenera "Ombra, rinasce il suon delle canzoni, "Danzano i cuori, il negro sen la terra "Schiude al tesoro del crescente pane, "Ritorna il lento faticoso ardire "Del ben oprare, che il furor di pochi "Sgomina spesso e il vaniloquio assorda: "Dell'umano alvear vola il ronzio "Lieto, frequente, a sparger la dolcezza "Che il sacro fiore della vita emana. "Olio stilla il bel ramo e il lume scende "Dalle lampade ai libri, ai miti altari, "Alle nebbie dei secoli. Di questo "Amabile arboscel sparsa la via "Fu di Cristo quel che al mondo sparse "La nuova legge, ah non compiuta, e invano "Scritta nel libro, o sacerdoti, e in oro "Scolpita invan nelle marmoree imposte, "Se vivente non sia legge dei cuori. "A voi madri, a voi spose, a voi sorelle, "Serbato è il seminar questa di pace "Viva radice all'ombra dell'amore, "Che per voi crescer

importa a noi, e sarebbe bassa voglia, chiarire le bugiarderie dei rapporti dell'Oudinot, che francese egli era, ed aveva per dirle più bisogno degli altri; piuttostochè improvvido volle passare per gaglioffo; e tale sia di lui; la superbia offesa gli diede la febbre, e il Rusconi, chè lo vide in quel torno a Castel di Guido scrisse, secondochè notai averlo trovato stravolto, angosciando in mezzo ad un vaniloquio di errori, di minaccie, e di sospetti per non dire paure; poteva acchetarsi ad essere argomento di scusa, dacchè la fortuna delle battaglie stia in mano di Dio, prescelse farsi oggetto di scherno di faccia alla Europa: e' sono soldati.

Tutto questo ella mi andò borbottando con l'abituale sua disordinata maniera di narrazione, così che non riescii che a comprendere ben poco: il vaniloquio della pazza raffittiva l'oscurit

Ciò produceva un vaniloquio intollerabile, del quale andavo ogni giorno meglio sentendo la tortura; e cominciava a crescermi in cuore uno sdegno irragionevole contro donna Teresa, che obbligava Lidia a descriverle il nostro viaggio, minutamente, a renderle conto dei camosci e degli scoiattoli incontrati nelle nostre escursioni, per poi raccontar tutto questo ai visitatori e agli amici di casa.

Dunque... Ti dicevo, ringrazia Dio!... , , sono soddisfazioni meritate... Tu sei buono, tu hai un magnifico talento, tu faresti cose grandi. Si, . Ma di questi tempi... La vita... l'avvenire... Quali parole vuote, nulle, abituali! E poi, gli premeva davvero la mia fortuna?... Nella penombra, ricadendo a sedere davanti alla tavola, sorrisi amaramente. Ora Barra interrompeva il suo vaniloquio.

L'amore alla terra è il più salubre, il più caro degli affetti, e tu, coltivandolo nel tuo compagno, farai opera santa, e portando nella casa del contadino le tenerezze del tuo cuore di donna e mettendolo a braccetto della scienza agricola di lui, farete più e meglio per il bene dell'Italia, che tutti i legislatori passati e presenti colle loro leggi sociali, che mi fanno ridere e che rimangono negli Archivii dei Parlamenti, come insigni monumenti del nostro arcadismo sentimentale, del nostro vaniloquio parlamentare e giornalistico; di quella falsa filantropia, che coll'elemosina o col rialzare o l'abbassare dei dazii d'entrata e d'uscita, crede o spera di risolvere il magno e terribile problema della questione sociale.

Ma son questi predestinati a compiere un tal fatto di cui il passato è il prologo e il futuro sta nelle vostre mani e nelle mie. Che vaniloquio! Cosa dite? È vero che la figlia di mio fratello regna su Tunisi ed è vero ch'ella sia la sola erede al trono e che fra i due paesi corra un qualche spazio.