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L'episodio di Agitercano avendo principio nel canto VIII. è da vedere quanto si è detto nelle annotazioni a quel canto. Il Cav. d'Urfè ha due sole censure pel IX. Aveva detto il Poeta, che Ottomano, condotto Alemano «In sulla riva d'un vallon profondo, Come l'ebbe col

onde noi amendue possiamo uscirci, sanza costrigner de li angeli neri che vegnan d'esto fondo a dipartirci>>. Rispuose adunque: <<Piu` che tu non speri s'appressa un sasso che de la gran cerchia si move e varca tutt'i vallon feri, salvo che 'n questo e` rotto e nol coperchia: montar potrete su per la ruina, che giace in costa e nel fondo soperchia>>.

onde noi amendue possiamo uscirci, sanza costrigner de li angeli neri che vegnan d’esto fondo a dipartirci». Rispuose adunque: «Più che tu non speri s’appressa un sasso che da la gran cerchia si move e varca tutt’ i vallon feri, salvo che ’n questo è rotto e nol coperchia; montar potrete su per la ruina, che giace in costa e nel fondo soperchia».

Di nova pena mi conven far versi e dar matera al ventesimo canto de la prima canzon ch'e` d'i sommersi. Io era gia` disposto tutto quanto a riguardar ne lo scoperto fondo, che si bagnava d'angoscioso pianto; e vidi gente per lo vallon tondo venir, tacendo e lagrimando, al passo che fanno le letane in questo mondo.

onde noi amendue possiamo uscirci, sanza costrigner de li angeli neri che vegnan d’esto fondo a dipartirci». Rispuose adunque: «Più che tu non speri s’appressa un sasso che da la gran cerchia si move e varca tutt’ i vallon feri, salvo che ’n questo è rotto e nol coperchia; montar potrete su per la ruina, che giace in costa e nel fondo soperchia».

Però con ambo le braccia mi prese; e poi che tutto su mi s’ebbe al petto, rimontò per la via onde discese. si stancò d’avermi a distretto, men portò sovra ’l colmo de l’arco che dal quarto al quinto argine è tragetto. Quivi soavemente spuose il carco, soave per lo scoglio sconcio ed erto che sarebbe a le capre duro varco. Indi un altro vallon mi fu scoperto. Inferno · Canto XX

Allora il mio segnor, quasi ammirando, <<Menane>>, disse, <<dunque la` 've dici ch'aver si puo` diletto dimorando>>. Poco allungati c'eravam di lici, quand'io m'accorsi che 'l monte era scemo, a guisa che i vallon li sceman quici. <<Cola`>>, disse quell'ombra, <<n'anderemo dove la costa face di se' grembo; e la` il novo giorno attenderemo>>.

Ed ei seguillo. Come seco il vede, Gli dimostra Ottoman volto giocondo, E seco parla, fin c'ha posto il piede In su la riva d'un vallon profondo. Come l'ebbe col

Pero` con ambo le braccia mi prese; e poi che tutto su mi s'ebbe al petto, rimonto` per la via onde discese. Ne' si stanco` d'avermi a se' distretto, si` men porto` sovra 'l colmo de l'arco che dal quarto al quinto argine e` tragetto. Quivi soavemente spuose il carco, soave per lo scoglio sconcio ed erto che sarebbe a le capre duro varco. Indi un altro vallon mi fu scoperto. Inferno: Canto XX

Di nova pena mi conven far versi e dar matera al ventesimo canto de la prima canzon ch'e` d'i sommersi. Io era gia` disposto tutto quanto a riguardar ne lo scoperto fondo, che si bagnava d'angoscioso pianto; e vidi gente per lo vallon tondo venir, tacendo e lagrimando, al passo che fanno le letane in questo mondo.