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TRASILOGO.... e che un romano abbia a tormi la sposa promessami?... SQUADRA. E il peggior è che Olimpia non vi può sentir nominare.

Con grave e lunga pena io t'acquistava; or debbo travagliarmi in serbarti: il sai, che a costo anco del trono, io ti vo' mia... POPPEA Chi tormi a te, chi 'l può, se non tu stesso? è legge ogni tuo cenno, ogni tua voglia in Roma. Tu in premio a me dell'amor mio ti desti, tu a me ti togli; e il puoi tu appien; com'io sopravvivere al perderti non posso.

VIGNAROLO. Lasciami parlare. ARMELLINA. E che fai? VIGNAROLO. Ragiono pur, ma vorrei.... ARMELLINA. Che vorresti? VIGNAROLO. , sai che vorrei? che mi volessi bene. ARMELLINA. Io per me non ti vo' male. VIGNAROLO. So ben che non mi vuoi male: pur non mi vuoi bene. ARMELLINA. Che vorresti dunque che facessi? VIGNAROLO. Tôrmi per marito. ARMELLINA. Son poverella, non ho dote da darti.

SPEZIALE. Che la mattina quando è nuda nel letto, le dii a bere un poco d'acqua di legno, poi le freghi la schena con un poco di grasso di frassino o di quercia; e se alla prima volta non facessi l'effetto, che continui la ricetta finché guarisca bene. SANTINA. Nepita, io non confido d'andar a piedi fin alla commare, e mi duole la gamba: va' a tormi il mio bastone. NEPITA. Vado.

Mi ha venduto un schiavo per cinquanta scudi, che val piú di cento, come a punto mi è stato chiesto da Filigenio. Mi ho guadagnato ducento scudi senza rischio e senza tormi dinari da mano in un batter d'occhio.

BALIA. Non posso piú patire l'importunitá e la mala creanza di costui. EROTICO. Meglio sará entrarmene ad Attilio e tormi dinanzi l'occasione di qualche nuovo errore. BALIA. Veggio Orgio, e m'ha vista ragionar con Erotico, disgraziata me! ORGIO. A dio, buona donna. BALIA. , che son buona donna, e se nol credi, te ne giurerò! ORGIO. Ti ho colta sul fatto, non puoi piú negarlo.

ANASIRA. Troppo è misera la condizion delle donne, poiché ne bisogna tòr marito a voglia di parenti, col quale abbiamo a vivere fin alla morte. Sia benedetta l'anima di mia madre, che per aver tolto un marito per forza a voglia di suo padre, se ne tolse cinquanta a voglia sua, e a me ne fe' provare prima dieci e poi mi diede l'elezion di tormi qual piú mi piacesse!

Lúcia si lamenta di Filocrate e manda la fante a cercarlo. LÚCIA. Aimè, caro Filocrate! Son pur passati giá tre giorni interi e non ti veggio. Ove son le promesse che cosí caldamente, tante volte, a mia madre ed a me festi di tôrmi e sempre amarmi? Di quante lusinghe, quante false parole e quanti inganni son sempre pieni, omini senza fede! Quante son quelle che nel fin rimangono da voi ingannate!

Ma sei male, Triperuno, su la via di conoscere, in cui posciati ella danneggiare. TRIPERUNO. Avvelenarmi? LIMERNO. No. TRIPERUNO. Farmi con ferro uccidere? LIMERNO. questo ancora. TRIPERUNO. Tôrmi la fama? LIMERNO. Non ha credito. TRIPERUNO. In qual foggia dunque? LIMERNO. Trasformarti in uno asino. TRIPERUNO. Che dite voi? LIMERNO. Un asino, ; tu ti maravigli dunque?

Con la fata Morgana Alcina nacque, io non so dir s'a un parto o dopo o inanti. Guardommi Alcina; e subito le piacque l'aspetto mio, come mostrò ai sembianti: e pensò con astuzia e con ingegno tormi ai compagni; e riuscì il disegno.