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Talvolta, si svolgono trattative d'armistizio.... «Portinaio, che ne diresti se fracassassi i tuoi vetri?» «Oh! no!... Per piet

LALIO. Se sto qui adesso, come sto in questa casa? PROTODIDASCALO. Argutule argutule. Se mi vuoi far un piacere ti farò un presentuculo. LALIO. Che vorresti? va' via, va', conosco i pari tuoi. PROTODIDASCALO. Ferma costí, ascolta quaeso due paroline. LALIO. Parla da lungi, di' presto, che vuoi? PROTODIDASCALO. Non è venuto un certo forestiero, advena, oggi in tua casa? LALIO. bene.

, Felicino, pur troppo; il figlio della luna, il cugino del sole, s'è maledettamente annoiato. Male! io mi son divertito. È vero che le spese non le ho fatte io, e piacere che non sente il rame è pretto piacere. Che ottima cena! Viva te, Roberto primo ed unico della tua dinastia! Viva il tuo vino, i tuoi tartufi! e le tue bajadere. Che vispe ragazze!

Guarda qui; il laghetto che tu formavi con le tue mani; qui, dietro questo rialzo, era la capitale; in questa baia ricoveravi la goletta; e qui disponevi i tuoi soldatini. Ricordi, amore, ricordi tutto? Dimmi che ricordi tutto, bambino mio! Dimmi che sei ancora mio come in quei giorni!... Sono tuo, più che in quei giorni! rispose Bruno. Assai più che in quei giorni, Nicla!...

Solevano ai tempi tuoi gli eruditi inferocire contro chi, opponendosi alle loro congreghe, esprimesse le proprie idee liberamente? Foscolo Se inferocivano? Bada a ciò che intervenne a me. «Quando pubblicai lo scritto intorno alla traduzione dei due primi canti dell'Odissea, preti, rètori, FRATI, cortigiani, ruffiani e mercanti di letteratura, bibliotecarî, vocabolaristi, pedanti.

Oh come penso tristamente alle tue gioie frementi di sposa! Amavo meglio, nei mesi scorsi, pensare a' tuoi dolori di vergine!

Io sento, dal profondo, un’esile voce chiamarmi: sei tu, non nato ancora, che vieni nel sonno a destarmi? O vita, o vita nova!... le viscere mie palpitanti trasalgono in sussulti che sono i tuoi baci, i tuoi pianti. Tu sei l’Ignoto.

Oh nel moltiplicar tuoi benefici, Ricca d'industrie amabili e sublimi, Religïon che a' tuoi sinceri amici Con söavi grazie amore esprimi! Religïon, che pur ne' tuoi nemici A lor dispetto meraviglia imprimi! Religïon d'imperscrutati veri, Bella in tuoi grandi lampi e in tuoi misteri!

Calandro, Fulvia minacciando, è intrato in casa. Egli è matto furioso e forse le fará villania. Ma, se romor in casa sento, al corpo di me, ch'i' salterò drento e difenderò lei o per lei morirò. Amante non sia chi coraggioso non è. FANNIO servo, LIDIO maschio. FANNIO. Vedi Lidio o, vogliam dir, Santilla. Non ha fatto niente. Riscambiamo. Togli li tuoi; rendemi li panni miei. LIDIO maschio.

LECCARDO. O pergole di salciccioni alla lombarda, o provature, morrò io senza gustarvi? o caneva, non assaggiarò piú i tuoi vini? Prego Iddio che coloro, che t'hanno a godere, sieno uomini di giudizio e non sciagurati che ti assassinino! Adio, galli d'India, caponi, galline e polli, non vi goderò piú mai! BIRRI. Presto, finimola.