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Bene! gridò il maggiore, stringendo il giovinetto nelle sue braccia. Tu sei davvero sangue del mio sangue. Ah! questo bel legionario è vostro figlio? Me ne rallegro con voi, maggiore Salvani.

Dan-dan di campana a martello squillante dal buio Infinito, ne l’ora d’un sogno tremendo noi tutti t’abbiamo sentito. Vorremmo assopirci ne l’ombra, ma tu sei de l’ombra più forte: ci sveli il perchè de la vita, ci sveli il perchè de la morte.

Non sono Consorti mie le mobili Genti, cui la vital morte rinnova, Come opportuna piova, Ch'apre la terra, e svolge La ritrosa virtù del germe inerte? E tu, tu che le incerte Nubi diradi, ed ogni ben mi sveli, Santa Ragion, tu indarno Entro al petto de l'uom levi il tuo trono?

ch’i’ fe’ di me quando ’l dolor mi vinse; voltòmmi per le ripe e per lo fondo, poi di sua preda mi coperse e cinse». «Deh, quando tu sarai tornato al mondo e riposato de la lunga via», seguitò ’l terzo spirito al secondo, «ricorditi di me, che son la Pia; Siena mi , disfecemi Maremma: salsi colui che ’nnanellata pria disposando m’avea con la sua gemma». Purgatorio · Canto VI

CINTIA. Madre mia, se tu facessi questo, mi condurresti ad uccidermi con le mie mani per disperata e mi faresti perder la vita e l'anima insieme: però ti prego che non cerchi ingannarmi con farmi restar in vita, ché privandomi di ciò mi privaresti di una giocondissima morte e col volermi esser pietosa m'usaresti opra di crudeltade.

Debbo fare ancora due visite. Perchè? ti affatichi troppo. E che cosa vuoi che faccia? scoppiò finalmente: che vada a casa? A fare che cosa? Tu studi ancora; sei un fortunato, che non lo merita, perchè avendo voluto sottrarti ai pesi della famiglia dovresti finire nella desolazione di tutti i vecchi scapoli. Io invece avevo avuto da giovane questo coraggio.... e mi è finita così.

Donde tu apprendi chiaro, che al pensiero del gran Capitano non si affacciasse mai per capitale Torino. Che se l'autorit

«No, no: è forza ch'io gli stia vicino.... lasciatemi, vi dico,» e scotevasi «lasciatemi.... vi comando.... vi prego.» «Non vi accostate, Cavaliere, che vi farò mal giuoco; non sapete che il Diavolo scotta? Eh! dico, Puccio, tienlo sodo, e tu Giannozzo,...»

E finisci, suvvia, di gridare il tuo stupido ritornello: «Lo tengo, lo tengo ben stretto fra le unghiePuah!... Guarda quel che tieni! Uno sputacchio!... Che io lancio fuori dalla mia gola melmosa! O vento puzzolente del Vaticano, tu sporchi il mio motore! Che rabbia! Ad ogni istante, la fusoliera minaccia di abbandonarmi.

DIC. Se tu sapessi i loro costumi ed i loro gesti, che sono scritti, non dubiteresti niente. Dice Sulpizio Severo, che il demonio tentò gi