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Ma più di tutto le devi d'essere virtuosa; io forse ti dovrò abbandonare presto; se ti lascerò senza appoggio, tu non dimenticare mai, e miralo ogni giorno, questo ritratto velato agli occhi degli altri, ma che ti deve servire di salvaguardia. Guardati dagli inganni e sopratutto dalle dolci parole piene di false promesse. Ma nulla è falso in me. Tutto lo può essere, dacchè il vostro nome è falso.

Ed io non mi sentivo più un errante, perchè la mia casa eri tu; non un solitario, non un deluso, non un disperso da tutte le famiglie, perchè tu divenivi la mia solitudine, e la mia strada e la mia compagna eri tu. Adesso mi si destava nell’anima una grande malinconia, quasi una bont

Si tratta del nostro matrimonio; Giusto si fa scrupolo di sposarmi perchè il babbo lo crede ricco; è tentato, perchè mi ama tanto, di convincere il babbo del suo errore. Ora parla tu. Nina non stette a riflettere; dichiarò tranquillamente che era un'altra cosa. Come un'altra cosa? , un altro paio di maniche... Si spieghi subito, via, da brava.

Bene, bene insomma, al cavallo ci penseremo più tardi, disse don Ignazio levandosi Oggi siamo intesi; aspettami qui che ti porterò la prima quindicina dei minuti piaceri. Cento franchi? Cento franchi. Basta! Io penso poi che se non mi basteranno tu zio non vorrai mostrarti crudele verso di me.

Copritevi la testa con la cappa, ché il vento non vi faccia danno. GIACOCO. Pell'arma de vávemo, ca dici buono. Coprela bene. CAPPIO. Sta bene cosí? GIACOCO. Tu m'hai coperto l'uocchi commo si fa alli farcuni co lo cappelletto o commo alli cavalli marvasi quanno si strigliano. CAPPIO. Cosí bisogna coprire, che non offenda il vento. GIACOCO. E commo pozzo bedere la via?

Se poi si era fatto ad apostrofar l'amico, così in aria tra seria e scherzosa, con quel bel titolo di conte, n'aveva il perchè: quel titolo era un dolce solletico all'orecchio del giovine paladino. E che puoi dirmi ch'io non sappia? Tu sei mortalmente annojato della quaresima, e cerchi una distrazione.... , il far di madonnina di costei che tu vedi, mi va al cuore....

FESSENIO. Ve è vòlto, in fine. FULVIA. Fessenio mio, se tu vuoi l'util tuo, se tu ami il ben di Lidio, se tu stimi la salute mia, trovalo, persuadilo, pregalo, stringilo, suplicalo che per questo non si parta, perché io farò per tutta Italia cercar di lei; e, se avvien che si ritrovi, da , Fessenio mio, come t'ho detto altre fiate, li do la fede mia che io la darò per moglie a Flaminio mio unico figliuolo.

Hai la sfrontatezza di chiedermelo?... È inutile che tu mi guardi con gli occhi sbarrati; so bene che non confesserai.... Il conte ti ha trovata con un altro, e si è battuto in duello con lui.... Per la politica, no, non si sono battuti!... È dunque per gelosia.... Ma che gelosia!

ed io ti direi le gioiose parole che tutte bisbigliano le madri ai bambini, cogliendoti a fasci le rose. Ma tu non volesti. Il vagito tuo primo, o mia bimba, fu l’ultimo: suggella i tuoi labbri il silenzio: eterno, infinito. Schiudesti sul mondo l’ignara pupilla, o mia bimba, un sol attimo: che vide?...

Tu che vuoi la massaina, tu prega la Madonna a capo al letto, tu che eri divota in monastero certo così avr