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O modesto filosofo, Che giunto a quarant'anni, Fra l'incessante turbine Di miserie e d'affanni, Vivi solingo e povero, E nel tuo cor securo Sotto l'usbergo del sentirti puro, Di' qual è dunque il tramite Che al sepolcro conduce E cui conforta il raggio D'inestinguibil luce? Dimmi, come si vincono Queste umane tempeste, Che fan le genti o torve, o tristi, o meste?

Andò per la silente Aperta scala al sommo del palazzo D'onde scorgeva l'assordante e pazzo Spettacolo dell'orgia impicciolito. E allor pensò, pensò con infinito Ardire. Ed un desìo sentì dolente E acuto; e assorta sulla sala ardente, Che avea per vôlta il cielo imperturbato, Ora volgeva l'occhio ancor velato Da torve ebbrezze, ora mirava invece Le calme stelle scintillanti. Fece

Se non che, la nuova impresa non poteva non danneggiare l’antica delle portantine, e dal primo apparire dei tarioli i lettighieri se ne risentirono. Si principiò col sorriso del giocatore che perde; seguì la derisione dei cocchieri dei tarioli, e quando gl’interessi del mestiere cominciarono, col considerevole sviluppo dei nuovi veicoli, a pericolare, vennero gl’insulti, le ingiurie, i battibecchi, le zuffe, a sedar le quali occorse l’intervento della Polizia. I tarioli si moltiplicarono; nel solo Piano della Marina, rimpetto la Vicaria, sotto le torve occhiate dei portantini della vicina posta, se ne contarono fino a trenta il giorno. Nel 1785 i trenta erano ottantacinque, e due anni dopo, centoventuno, che, secondo una opportuna ordinanza del Capitan Giustiziere, portavano gi

Fu un lungo silenzio tra i due, rotto soltanto dall'ansia dei loro petti frementi. Nessuno dei due abbassò gli occhi davanti agli occhi dell'altro. Si guatavano fisi, e le occhiate si scontravano, torve come folgori in un cielo tempestoso. Pure, l'uno l'altro avrebbe voluto trovarsi col

Mentre la febbre di risaia scote Feminei corpi affranti, E più non s’odon che le torve note Dei villici russanti, Veglio, ed un soffio di desir m’infiamma. .... Sogno la nova aurora, Quando, dritta qual rustico orifiamma Nel sol che l’aure indora, Serenamente splendida, brandita Da un’inspirata plebe, Sorgerò, bella di vigor, di vita, Da le feconde glebe.

Lo stato di atonia perdurava costante in Loreta: cogli occhi pesantemente chiusi e la faccia infiammata, pareva che un'invincibile sonnolenza la tenesse: solo un respiro rantoloso, quasi rauco, frammezzato a tratti da suoni inarticolati, che forse corrispondevano alle torve visioni d'un sogno, continuavano a sfuggire dal suo petto. Che cosa sar

.... Passaron per te, con la vita, le torve tempeste del cuore, le smanie che a te pur sembravano,

S'ei tal sortiva, e se innocente affetto È solo amor fra l'ire torve e crude E i pensier tristi del bel mondo, amore Accolgo or sol. Soave ei più mi versa Per entro il seno il nèttare di vita; Di voti cari ed innocenti in mente Ei mi ragiona: a nuovi voli addestra L'accesa fantasia, e finchè il gelo Dell'et