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Venne il giorno constituito, venner e canne e tori in piazza e le gentildonne in sala: fra le altre vennero due giovanette sorelle. Ma perché dico «giovanette», ché non dico due angiolette? Elle parvero un folgore che lampeggiando offuscò la bellezza di tutte le altre.

POLISENA. Quel gentiluomo poverello che ce la chiese l'altro giorno? E che val nobiltá senza denari? avete l'esempio in noi. EUFRANONE. Non l'indovinaresti mai. POLISENA. Dimmelo, marito mio, di grazia: non mi far cosí struggere di desiderio. EUFRANONE. Non vo' farti piú penare. Con don Ignazio di Mendozza. POLISENA. Quel nipote del viceré della provincia, che combatté quel giorno con i tori?

Il trentun di marzo s'inaugurò lo spettacolo delle corse dei Tori. Discorriamone a nostro bell'agio, perchè l'argomento n'è degno. Chi ha letto la descrizione del Baretti, faccia conto di non aver letto nulla.

Ma, insomma, un giudizio finale sulle corse dei tori! Sono o no una cosa barbara, indegna d'un popolo civile? Sono o no uno spettacolo che guasta il cuore? Fuori una parola schietta! Una parola schietta?

DON IGNAZIO. Che sai tu che questo mi piaccia? SIMBOLO. Ve l'ho intesa lodar molto di bellezza, pregate don Flaminio che tratti col conte ve la conceda, passegiate tutto il giorno sotto le sue fenestre, e il pregio che guadagnaste nella festa de' tori mandaste a donar a lei. DON IGNAZIO. E ciò m'importa manco del primo. SIMBOLO. Sono stato a madonna Angiola. DON IGNAZIO. Ben?

Fu moglie, ora divisa, dell’espada Gallo, il quale da lei dovette apprendere quanto è più facile cosa inginocchiare i tori formidabili di Veragua e di Miura, che non al proprio amore costringere una sottile danzatrice zingara. Le sue danze non erano accompagnate da orchestra; uno scuro adolescente, seduto al proscenio sovra una seggiola di paglia, suonava per lei mirabilmente la chitarra.

Tutta la cuadrilla si arresta dinanzi al palco del Re e saluta; l'Alcade fa cenno che si può cominciare; cade dal palco nell'Arena la chiave del toril dove son chiusi i tori; una guardia del Circo la raccoglie e la rimette al custode che si va a piantare accanto alla porta, pronto ad aprire. Lo stuolo dei toreros si scioglie, gli espadas saltano al di l

Pubblicata in articoli settimanali nel giornale L'Epoca, sollevò una vera tempesta di discussioni in difesa e contro. La stessa autrice fu meravigliata di veder "appassionarsi pel suo scritto una nazione che si occupa soltanto di politica, di tori e di donne."

DON FLAMINIO. Io son quello che v'ho ingannato e tradito, e con quelle false illusioni di notte ho fatto veder che Carizia fusse inonesta. DON IGNAZIO. O estremo dolor, cessa alquanto fin ch'intenda da costui come il fatto è seguito. DON FLAMINIO. Io, essendo innamorato di Carizia da quell'infelice giorno che fu la festa de' tori, nascondei l'amor mio verso lei a voi quanto potei.

Uno di questi tori doveva essere offerto in olocausto, e l’altro in sacrifizio espiatorio; Mosè doveva aspergerli di acqua lustrale; I capi di famiglia imponevano loro le mani sulla testa, come si faceva per le vittime, e li consacravano al Signore in proprio luogo ed invece dei loro primogeniti; I leviti assistiti dai sacerdoti si prosternavano davanti al Signore od al tabernacolo per consecrargli le loro proprie persone; Finalmente imponevano le mani sui tori offerti e li immolavano.