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Ero ebbro di quell'ultimo sguardo e della speranza di stringermi un giorno Violet fra le braccia, mia sposa, mio corpo, anima mia per sempre. Degli altri il solo Treuberg e il dottor Topler bevevano. La signorina Luise compativa il vino in grazia del Waldmeister e si accontentò di libarlo. Lo mesceva invece a noi molto generosamente.

Era in dovere di avvertire mio fratello che la salute di quella persona non ispirava inquietudini per il momento; ma che vi erano serie minaccie per l'avvenire, specialmente considerando... Qui Topler esitò come se non fosse sicuro di ciò che diceva e si volse a suo fratello. Questo non importa mormorò il professore questo non importa.

Questo contegno del mio vecchio amico mi pareva misterioso e non me lo sapevo spiegare se non supponendo che Topler juniore fosse a Wetzlar. Non avevo ancora parlato con Violet di questa gita e risolsi subito in cuor mio di non parlargliene più. Topler discese a Bingen.

Nell'aprile rispose il professore, quasi sotto voce. Il 22 aprile. Bene proseguì Topler seniore. Il 22 aprile. Quando guarì, il suo medico chiese a mio fratello, un colloquio. Qui Topler s'interruppe e guardò suo fratello, che si coperse il viso con le mani. Vuoi raccontarlo tu? diss'egli. Colui scosse il capo.

Ora suo fratello non cercava questo, sicuro. Cosa cercava, dunque? Topler insistette: Le dico che è necessario! Ma suo fratello? È qui? Sicuro. Ma lo sa che Lei vuole condurmi a casa sua? Sicuro, sicuro, sicuro! Lo sa. L'aspetta. È necessario. Ebbene, pensai, al postutto, se lo vogliono, ci pensino loro e tal sia.

Tocchi dunque! diceva quindi con voce concitata il dottor Topler: beva dunque! Non potevo vedere a chi parlasse; ma non era difficile immaginarlo. Dio, come Violet doveva soffrire, com'era doloroso e dolce per me di sentirlo! Scrissi presto i versi cui nessuno poteva intendere tranne lei. Si volle ad ogni modo che io li recitassi; si era curiosi della loro musica.

Ella mi raccontò poi che Topler aveva pregato sua zia Treuberg di chiedere informazioni sul mio conto e che intanto aveva interrogato Violet, la quale si era mostrata fermissima nel proposito di tenere la promessa data al professore, anzi lo avea caldamente pregato di tacere del tutto con quest'ultimo.

La sua musica, così bella, non era originale; non riesce difficile a un compositore d'ingegno che abbia dimestichezza con le opere dei nostri primi classici scrivere in quello stile per modo da ingannar un dilettante; ma io, preso così alla sprovveduta, ne rimasi stupefatto. Topler ne era felice e mi fece udire non so quante suonate e toccate.

Mentre le altre mi chiedevano di una di quelle persone che allora si trovava in Italia, ella si mise a interrogare sotto voce miss Yves e poi ad accarezzarla, a susurrarle non so che all'orecchio, probabilmente delle dolcezze. Violet un po' negava del capo, un po' sorrideva, un po' pareva seccata, ma non parlò. Fu il dottor Topler che la vinse.

Topler seniore intervenne con l'usato impeto e annunciò poi a me, che mi tenevo un poco in disparte, come il maiwein si sarebbe fatto e bevuto nel bosco.