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«Alla operazione delle mine si prestarono in quella occasione gli accusati Giuseppe Monti e Gaetano Tognetti, i quali si accinsero all'opera, non gi

Curzio! esclamò Maria. È lui! gridò la principessa, e rialzò il suo velo. Il giovane scultore, senza badare alla dama, chiese tutto frettoloso a Maria: Gaetano? Dov'è Gaetano? Egli è uscito per un momento, rispose la madre di Tognetti. Ah Dio! esclamò Curzio, con un energico movimento di rabbia. Poi si volse, per ripartire senz'altro.

Le più scrupolose ricerche ci pongono in grado di fare interessanti e curiose rivelazioni intorno all'andamento di questo processo, non meno importante di quello che s'intitola dal nome degl'infelici Monti e Tognetti. Ajani e Luzzi, vittime illustri, languono tuttora nella galere del Papa-re.

Ah no! tu non vuoi ritornare. Ti giuro che devo veder Curzio qui a mezzogiorno; e mancano pochi minuti. Sta sicura che vado e ritorno sul momento. Tognetti aveva appena finito di pronunziare queste parole, e strette le mani della madre fra le sue affettuosamente, stava per avviarsi, quando s'intese a bussare alla porta. Maria andò ad aprire.

Povero amico! ripigliò Tognetti. Per colpa mia ti vedo ridotto a questo passo. Io fui che venni a cercarti, a toglierti dal seno della tua famiglia. Perdonami!

Consta, consta, consta! soggiunse Tognetti con piglio beffardo. E se vi consta tutto questo, perchè mi venite a interrogare? Per ottenere dal tuo labbro la genuina narrazione del fatto. Resterete colla voglia in corpo, perchè da me non otterrete nessuna confessione.

Ma voi rimanete esposti a un pericolo tremendo! Se vengono a scoprirvi, siete perduti. Piuttosto morire, disse Tognetti, che mancare al mio dovere di figlio. Nel giorno in cui ci siamo posti nella congiura abbiamo rinunciato alla vita, aggiunse Monti. Ottimi amici! soggiunse Curzio. Voi siete migliori di me. Non è vero. Tu non hai famiglia, sei libero di partire.

Ed io, aggiunse Tognetti, la prego di andare, dopo che io sarò morto, a consolare mia madre. Le dia lei il tremendo annunzio nel modo che sapr

Così il risultato della votazione fu di sette e cinque no. Monti e Tognetti furono condannati a morte alla maggioranza di sette voci su dodici. Un voto contrario di meno li avrebbe salvati. Essi furono dunque dannati all'ultimo supplizio in forza di un solo voto, che fece traboccare la bilancia in loro danno.

La principessa sentì tutto il pericolo di quel momento; se Curzio si accorgeva dello scambio, pel quale esso veniva salvato invece del suo compagno Tognetti, avrebbe rifiutato di fuggire, e chi sa cosa sarebbe avvenuto.