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Con questa soluzione s' ha che un 1 c.c. corrisponde a 0,008 gr. di acido solforico. Per aver dunque una determinazione esattissima dei solfati si adopera questa soluzione titolata e la buretta di Mohr, che è un tubo cilindrico graduato fornito all'estromit

E nondimeno, in quella titolata conversazione, si sarebbe potuto indovinare che una misteriosa preoccupazione signoreggiava gli animi di tutti; come le nuvole estive che in un cielo azzurro passano tratto tratto dinanzi al sole. Era facile presumere che una grave e diversa cura tenesse desti e sospettosi l'un dell'altro il padrone e la padrona; poichè marito e moglie, da un capo all'altro della sala, si sogguardavano alla sfuggita, quasi in atto d'ira a lungo simulata e di tacita disfida. Pareva che non pochi de' nobili invitati fossero nel segreto di quell'intestina discordia e pigliassero parte fra i due potenti rivali: e veramente, a ogni poco, la conversazione animata, romorosa, di subito languiva, moriva; e cominciavano qua e l

Si smetta di aggiungere nitrato. d'argento allorchè il deposito rosso par che non s'aumenti. V'ha normalmente nell'urina da 1 a 3 gr. di cloruri; questa quantita pero varia moltissimo col variare del vitto. Si tenga come regola che all'urina normale per la quantita dei cloruri bisogna aggiungere 2 c.c. di soluzione titolata di nitrato d'argento a 3 c.c. di urina. Solfati.

Per dosare i solfati nell'urina, si acidulano con acido nitrico o cloridrico 100 c.c. di urina e si portano all'ebollizione; indi si versa nella soluzione del cloruro di bario in soluzione titolata. Dopo 24 ore si raccoglie il precipitato, si filtra e si pesa.

Ho sbagliato: dovevo dire la Nonna poesia: quella in cuffia, colla tabacchiera e il mazzo dei tarocchi sul tavolo: è titolata, sfoggia genealogia e stemmi, e nulla fa di bene se non ha le rose dell'aurora, le polite pieghe del peplo, le note della lira, il profumo dell'olimpo: cinguetta coi poeti e i professoroni ufficiali, è pettegola e si liscia.

Di Gino, capite? e non del conte Gino Malatesti. È usanza dei Lesarini di non chiamar mai i loro nobili amici per il casato, per il titolo che li distingue. Non altrimenti usano con le dame, chiamandole semplicemente, familiarmente, per il loro nome di battesimo, e preferendo il vezzeggiativo, se c'è. Così, quando si degnano di ragionare delle loro imprese col volgo profano, sogliono attaccare dei discorsi come questi: «Sapete? ieri Corinna mi ha ricordato.... Gino mi rispondeva.... Elena mi pregava iersera.... Ho incontrato stamane Polissena e mi ha detto: ah bravo, Pippo! vi trovo in buon punto; dovreste accompagnarmi dal dentista....» Raccontando queste maraviglie, i Lesarini trionfano, fanno la ruota come i pavoni, o, se vi piace meglio, come i tacchini. Che si fa celia? Darsi del voi con la gente titolata! Essere i confidenti delle dame più cospicue della citt

Rammentava una parentela numerosissima. Una serie di fratelli, di sorelle, tutti sposati a gente ricca e titolata; zii e cugini che avevano palazzi e servitù numerosa, e carrozze e cavalli. Aveva la manìa delle grandezze. Di tutti quei personaggi, se pure esistevano, non si vedeva mai l'ombra. O erano morti, o non pensavano punto a quella povera mummia.