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La mamma le aveva detto: Ci daranno cento franchi, sei contenta? Questa cifra, che a Tina parve grossa, non le aveva però prodotta alcuna eccitazione; invece la sua fantasia era rimasta sbigottita da un'altra domanda: Chi sar

Tutta la sua tenerezza si effondeva in quel pianto silenzioso, mormorando appena il nome della figlia: Tina, Tina! Non avrebbe voluto altro. Non pensava più all'indomani, non si ricordava più nulla. Invece sentiva sul fianco la sua buca scavata nel pagliericcio, più grande forse di quella lassù nel cimitero.

Abbiamo appena cominciato a parlarci, disse la signora Cesarina con accento severo. Ma Tina! Questa si rivolse alla mamma, che aveva quasi gridato, e vide nei suoi occhi lo stesso suo smarrimento. , , rispose con una ultima stretta, rivolgendosi dall'uscio. Quando fu uscita, la signora Veronica si affrettò a dire: È lei che mi quieta sempre la piccina.

Tina indovinò l'intenzione, ma il suo volto rimase muto, mentre i suoi occhi diventati più grandi la guardavano pieni di una luce triste, simile a quella di certi tramonti, quando un giorno senza sole sta per cadere in una notte senza stelle. Levatevi, levatevi, insistè l'altra.

La madre cadde sopra una sedia vacillando. Un dolore le contrasse la bocca facendole mordere il fazzoletto, che teneva fra le mani: disse qualche parola sottovoce alla vecchia, che mise subito al fuoco un pentolino d'acqua e andò a cercarle nella credenza la bottiglia del marsala. Tina guardava spaurita, poi la mamma la vide e la chiamò con un gesto smanioso per darle un bacio.

A questo attacco Tina volse la testa alla porta dell'altra camera, nella quale Betta curiosissima, come tutti i solitari abbandonati, doveva ascoltare; ma non ebbe il coraggio di alzarsi per chiuderla; poi si sentiva riprendere dalla stessa lassitudine della sera innanzi, quando aveva finalmente ceduto alle istanze della mamma.

Tina, Tina, mangiate, e anche voi, signora Adelaide; io proprio non ho fame, piuttosto, se permettete, assaggerò il vino. Ma a Tina i bocconi non andavano giù: quindi finì per immergere qualche crosta di pane nel vino, mentre le altre due divoravano.

Tina non la lasciò finire: Dammi un bicchier d'acqua, brucio; ma la signora Cesarina, bada, non voglio vederla più. La sua faccia mi fa male come quell'uomo: scommetto che ti ha di gi

Una sete l'ardeva; pur sapendo che non vi potevano essere, cercò dappertutto dei fiammiferi e un mozzicone di candela per sottrarsi al buio, nel quale si sentiva troppo sola. Uno per uno i ricordi della vita si erano allontanati nell'ombra della notte, poi la debolezza tornava a fiaccarle le gambe, mettendole nelle reni uno spasimo di arrembatura. Tina era lassù.

Fra due o tre giorni... si affrettò Tina: me lo prometta. Ma che cosa avete? Sarò morta. Poi la fanciulla disse ancora: La mamma non avrebbe i quattrini. La voce dell'ammalata aveva un suono così insolito che l'altra esitò a rispondere. Vi sentite dunque male? Me lo promette? insistè Tina pregandola cogli occhi. L'altra ragazza bianca venne all'uscio della cucina: Tina sentì un brivido.