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Talvolta anche se ne muore, ma la colpa non è di nessuno. Ecco tutto! disse con un amaro sorriso. La gola le bruciava: quindi si alzò dal canapè per cercare nella madia quel resto di latte, che Tina non aveva voluto bere: non lo trovò. Anche il secchio era vuoto.

Si baciarono: poi la mamma le chiese ancora, prima di voltarsi sull'altro fianco: Mi vuoi bene? Oh mamma! Ma un'ora dopo Tina piangeva silenziosamente col volto dietro la schiena della mamma addormentata.

Una ruga le si disegnò nel mezzo della fronte, riprese il topo dalle mani di Tina e tacque, stringendo la bocca come per non parlare più. Tina rimaneva perplessa davanti a questa curiosit

Fortunatamente la mamma tornò prima, ma più ammalata; quando venne a riprenderla, Tina non era più che un'ombra. Che cosa hai? chiese commossa: Sei stata male? Le due vecchie guardavano aspettando la risposta. Non ti hanno nemmeno dato da mangiare? dimmelo. La fanciulla tacque ancora. Seduta sul letto, coi capelli mezzo disciolti, Tina pensava.

Tina si aspettava un nuovo discorso; invece la signora Cesarina si mise a parlare con la mamma delle spese sempre più grosse pel mantenimento della casa. Vedete la mia; ora ve la mostrerò, non è gran cosa, ma si sentiva nell'accento delle parole una compiacenza orgogliosa, e mi costa un occhio.

Benchè si sentissero divise per sempre, non avrebbero saputo resistere a quel silenzio della loro nuova solitudine; Tina sospirò abbandonandosi sulla sedia con una stanchezza di ammalata. Che cosa hai? Dimmelo. Fra mamma e figlia l'intimit

Siete anche voi di quelle che si divertono a masticare la buccia? Fuori un orologio suonò le undici. È tardi, ma ci siamo fatte buona compagnia. Restate, restate, ribattè Tina: non ho sonno. Tu, mamma, se vuoi, va a dormire. Figurati: aspetterò quanto vorrai. Che cosa ci diremo dunque? interrogò con un risolino la signora Veronica, finendo di vuotare il bicchiere.

E poi, vedete, quando si è veramente mangiato, come oggi, mentre gli altri giorni facciamo le finte di mangiare tanto per mantenerci vive, il caffè solo non basta. Ci vorrebbe anche il bicchierino di cognac. Se sommate tutto questo, ne vien fuori un orrore. Ma era proprio così brutto, Tina, quel signore? le si rivolse improvvisamente. La fanciulla trasalì.

Questa preoccupazione cresceva in loro di minuto in minuto: per vincerla Tina spinse l'altra verso l'uscio, ma qualcuno batteva leggermente la porta del pianerottolo. Era la signora Veronica.

Quanto tempo è che siete ammalata, ragazza mia? cominciò con voce insinuante, mentre la signora Veronica gli metteva dietro la sedia, sulla quale per solito stava la candela; poi andò a porre questa sul comò. Tina non provò alcun sbigottimento, ma i suoi occhi non lasciavano il viso del vecchio. Siete ben giovane! questi disse. Ho diciassette anni.