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Adesso era lei che dubitava: dopo quella grande giornata del pranzo, in quel salotto quasi ricco, davanti a Tina ben vestita, non provava più quella oppressione continua e soffocante della miseria.

Ella diceva così, e grassa, pesante com'era, quella minima distanza le sembrava un vero viaggio. Ma Betta aveva ricevuto queste insolite leccornie senza fiatare, dispettosa in cuor suo di capire che fossero dovute a qualche fortuna di Tina, la quale anch'essa l'aveva abbandonata con quell'ultima cattiva risposta.

Io riconosco il passo della gente per le scale; la mia mamma si era messa all'uscio. Chi era? dimmelo. Che cosa può importartene? Anche tu andrai via. Sei gelosa di me? disse Tina sorridendo, No, no, stridè stizzosamente: non lo sono più, perchè non mi vuoi più bene. Come non me lo hai detto subito, ieri sera, quando sono venuta a portarti il cioccolatino? Questa domanda imbarazzò la bambina.

Ma la serva riceveva male il soldato, se capitava quando la mamma era fuori: Tina stessa, così piccola, sentiva per lui una ripugnanza invincibile. La vita in casa era mutata: fra la mamma e la serva si tenevano sempre il broncio, ma era la mamma che non osava rivoltarsi alle parole e ai gesti quasi sprezzanti dell'altra: entrambe vivevano in una continua agitazione.

Allora la chiamava con cento nomi diversi, pina... nina... tina... etta... nanina... e la bimba rideva come un angelo. La nostra felicit

Evidentemente la testa scottava, perchè alzò subito la mano e una incertezza le passò sulla faccia pallida: la sua fronte si curvò un'altra volta umilmente. Tina, col capo appoggiato sulla palma sinistra, guardava nel vuoto. Adesso bisogna cercare dentro il tovagliolo, proruppe allegramente la signora Veronica; non basta aver capito dall'odore. Volete che faccia io?

Nella stanza deserta non rimaneva più nulla di loro, che andavano avanti. Per la strada nessuno le guardava. Tina ne provò una oppressione anche maggiore. La sua piccola testa era sconvolta; a certi momenti le pareva persino impossibile di essere uscita per andare in casa di quella donna, che conosceva appena, e che aveva promesso cento lire.

Soltanto gli occhi erano belli, grandi e neri, con le sopracciglia lunghe. In quel momento giocava con un vecchio fazzoletto scuro rivoltandolo ed annodandolo per farne un topo. Chi è venuto da te ieri sera? Nessuno, rispose Tina sorridendo.

Tina se ne ricordava ancora uno: dentro un grande paesaggio giallo un grande uomo nero, vestito d'un corsetto bianco, con dei calzoni larghi come una sottana, fuggiva sopra un cavallo nero, e il cavallo invece delle briglie aveva due larghe strisce ricamate di fiori.

Invece i maccheroni bisogna mangiarli subito, altrimenti nell'agghiacciarsi perdono il sapore, e poi si aggrumano. Ne convenite, signora Adelaide? Avete però scelto bene. Oh! Oh! seguitò levandosi in piedi dalla meraviglia nello scoprire il piatto della costoletta: le belle patate spruzzate di ramerino, belle, color d'oro! Anche Tina guardava.