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Ma di piú, avendo per costume le donne di Levante, particolarmente nell'Asia, di adornarsi il capo attaccando alle loro cuffie zecchini nuovi pendenti intorno al viso, cominciarono le meno ricche ad adornarsi con queste d'argento; e si diffuse fattamente la moda, che ormai pareva che in tutto il Levante fosse ogn'altra moneta, fuori che questa, affatto discreditata e poco meno che bandita: onde narra il Taverniere predetto che, ripassando di Persia in Turchia, fu, non so in qual luogo, cosí da certe femmine pregato per questi temini, che non poté aver da mangiare per altra sorte di monete.

Ora la quantitá di questa moneta che di cristianitá passò in Turchia a que' tempi, se vero è, come credo, ciò che ne racconta il Taverniere, è ben anco prodigiosa, mentre egli narra che da' soli registri delle dogane de' turchi apparisce non meno di 180 milioni di scudi esserne stati portati; senza le grandi somme, che forse non sono meno d'altrettanto, che sono passate in fraude delle dogane, ben sapendosi quanto facili sieno i contrabbandi delle monete, quanto destri ed astuti per farli i mercanti di mare ed i marinari stessi, ciascun de' quali, nel partire da' porti di Francia, se ne provvedeva di quante poteva in suo particolare per farne profitto.

La polizia, non che visitare quell'antro, prendeva ogni cura di allontanarsene quando era in ufficio di vigilanza, mentre peraltro non era raro al taverniere dei Tre Mori l'avere ad annoverare fra i suoi clienti qualche onesto famiglio del bargello.

Il Taverniere, nel racconto de' suoi viaggi, ne narra la storia per quello tocca a' turchi e francesi, dal quale aveva io molte notizie per quello aspettava ad altre zecche italiane, ed è tale.

Ma, perché non potevano i mercanti francesi battere cosí alterate tali monete nelle zecche del loro re, s'avvisarono d'andare a farle battere in altre zecche di piccioli principi, che, con qualche porzione del profitto, ne diedero loro il comodo; ed il Taverniere nomina quella della principessa di Dombes, quella d'Oranges e quella d'Avignone, sebbene la croce improntata su quella d'Avignone non piacque a' turchi.

E Musone allora a voce alta, fingendo di tener parola col taverniere, voltosi a quello un po’ risentito, gli disse: