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La scaltrita contessa voleva con tutti que' vezzi accattarsi la benevolenza del vecchio marchese, e la sua perorazione era tale da farlo andare in brodo di succiole. Era un ridevole personaggio, quel marchese Onofrio De' Carli, o marchese Tartaglia, come gli si diceva alle spalle da certi burloni. Da giovine aveva fatto il vagheggino, e perseverava ancora, come se gli anni non fossero venuti.

Pulcinella, Tartaglia, Peppe-Nappa lo facevano ridere; ma quando vide venir fuori il Mago che operava le incantagioni per cui le persone non si riconoscevano più l'una l'altra, e Pulcinella abbracciava Tartaglia credendo di abbracciare Colombina, e Colombina abbracciava un paracarro credendo di fare le sue confidenze a Pulcinella; e poi, quando venne fuori il drago che buttava fiammate e fumo dalla bocca e voleva mangiarsi tutti vivi vivi, il povero Cardello cominciò a tremare dalla paura, e si sentì salire le lagrime agli occhi.

Cardello aveva accozzato alla meglio tutte le parti che gli erano venute in mente; e all'ultimo, mentre Tartaglia benediceva gli sponsali di Colombina con Pulcinella, tartagliando peggio di prima e piangendo dalla consolazione di maritare la figlia, le risate furono tali che Cardello si mise a ridere anche lui.

Il nostro conte palatino si affrettò, con savio accorgimento, ad offrire il braccio alla nobile Ottavia. Il marchese Tartaglia si dinoccolò per offrire il suo alla Matilde, e tutti e quattro, gloriosi e trionfanti, salirono le scale.

E il sipario fu tirato su tra il profondo silenzio della sala. Cardello avea dovuto prendere in mano Tartaglia, mentre don Carmelo, situato nel centro, dietro il fondo, reggeva Pulcinella. Lo scenario rappresentava la sala del trono del duca di Brabante, e gli spettatori eran curiosi di sapere come mai Pulcinella e Tartaglia si trovassero l

Il marchese Tartaglia si avvicinò, chiedendo di che cosa ridessero; ma innanzi ch'egli avesse articolata e sputata la sua dimanda, il Pietrasanta era gi

TARTAGLIA. So... sono arri-arri arrivato in questa citt

Ad Aloise tremarono le gambe, allorquando fu per entrare nel salotto dov'era seduta la marchesa Ginevra, centro d'un circolo, o, per dir meglio, fuoco di un elisse, sulla curva del quale si notavano i soliti corpi opachi, come il nobile De' Salvi, il marchese Tartaglia ed altri di quella risma.

Ah!.... Mi mi scappa! Ah! Ah!... Mi scappa! PULCINELLA, Zitto, vecchio imbecille! Altrimenti queste bestie qui vanno a riferirle ai loro padroni.... TARTAGLIA. Ah! Ah!... Mi scappa!... Appena Tartaglia ripetè la parolaccia che Pulcinella gli avea detto all'orecchio, un grand'urlo e un fitto coro di fischi scoppiò nella platea. Pezzo di ubbriacone! Basta! Basta!

Ma la madre Abadessa dice che l'opera è invenzione del demonio fece Cardello, che all'idea di dover rifare le buffonate di Peppe-Nappa e di Tartaglia davanti a quell'uditorio temeva d'impappinarsi e di sentirsi morire le parole in gola. L'Abadessa chi sa che cosa s'immagina! Quel che fa ridere non è peccato.