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Buon viaggio e buon divertimento, signori, dissi nel passar dinanzi alle due tortorelle. La signora arrossì, ma lo sposo fe' un oh lungo un miglio e s'alzò tanto rapidamente che i nostri visi si toccarono. Tant'è, disse, e mi baciò. Ero stupito. Non mi conosce? io lei l'ho sentito alla voce... Aminta. Oh Aminta! È questa la mia sposa. Ho visto dissi. E ridemmo tutti e tre.....

La giovinetta, che non s'annojava punto, si era dimenticata le raccomandazioni fatte dalla Comare; tant'è vero che sentì battere il primo tocco della mezzanotte, e credeva che non fossero ancora le undici. S'alzò e fuggì con tanta leggerezza, che pareva una cervia. Il Principe le corse dietro, ma non potè raggiungerla.

Ma Lorenzo, messa in tasca la ricevuta, si congedò dal Ceretti, dopo avergli stesa la mano, che questi si affrettò a stringere, più turbato che mai. Non ne sa nulla! disse il Don Giovanni tra , appena Lorenzo fu uscito. Tanto meglio. È stato un brutto quarto d'ora. Per buona sorte l'innocentina non ha parlato. Ma, tant'è, mi debbo vendicare di costoro. Vendicarsi!

Siccome era creolo, così accadeva qualche volta che la sua stupenda vesta da camera orientale avvolgesse tuttora le sue forme da Apollo impinguato, in quell'ora privilegiata durante la quale la gente per bene esce di casa e popola i Portici, via di Po e il Corso. Allora accendeva un chibouk e sfogliazzava un romanzo. Ma tant'è eran lunghette quelle ore.

E la moglie? La furia m'era passata, ma alla bimba ci pensava sempre; tant'è, le voleva far fare il tuffo. E poi? E poi tornai a casa: avevo dell'ideacce; sgnauli non ne volevo; ma nella mia camera c'era un signorone col soprabito nero, con una bella catena da oriuolo al collo, che solamente a veder quella grazia di Dio mi venne l'acquolina in bocca; e lo sapete chi era quel signore? Chi era?

Or bene, io mi arrendo al vostro desiderio, perchè noi, povera gente, dobbiamo ajutarci in tutto quello che possiamo. Venite qua, Antonio, e badate ad alcune mie istruzioni. Ahi! ahi! che trafitture lungo il filo della schiena. Ogni volta che mi muovo è uno spasimo. Ecco lo strumento, che ora è alquanto scordato, ma che tant'e tanto fa l'ufficio suo.

Oh, niente affatto! rispose Fenoglio. , , la è una indiscretezza la nostra.... ma tant'è, non possiamo fare a meno di pregarla.... Ahi, ahi! pensò il mandarino che cosa vuole ora costui? La povera bella, di rossa ch'ella era divenuta, si fe' più pallida di prima. Vossignoria, proseguì il sergente, senza addarsi di nulla, è in relazione col nostro capo, il cavalier Gallesi....

Era una paura sciocca, stupida; ma tant'è, la teneva inquieta e agitata; e sotto la tettoia della stazione di Alessandria, mentre aspettavano il treno da Torino, poco mancò non desse in un grido, tanto le era sembrato di vederlo davvero il Frascolini, muoversi gesticolando in mezzo ad un gruppo di persone che le veniva incontro.

Giunti in camera, egli disse a Lamperth: Tant'è, il morire è lo stesso che farsi estrarre un dente; dal momento che ci duole e che deve essere estratto è meglio che ciò avvenga presto che tardi; e giacchè voi mi dite che questo è un paese di accattabrighe, io conto di tentare in questa sera medesima qualche cosa di decisivo.

CORONA. Piú di te. PAOLA. Di me, ch'io gli son madre? CORONA. Ed io doppia sorella. PAOLA. Non l'ami tu giá dunque, se doppia gli sei. CORONA. La causa? PAOLA. Tant'è dir «doppio» quanto «falso». CORONA. Or su, non motteggiamo, prego! Sales animo languenti amarae sunt. PAOLA. In che modo gli sei dunque doppia sorocchia? CORONA. Carnale e spirituale. PAOLA. Carnale bene, spirituale non piú giá.