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Quadri, melodi e statue E commedie e volumi Tutti d'amor ci parlano Negli umani costumi.... È una rancida nenia! È un nojoso frastuono! Sempre lo stesso tôno Su una nota tenuta!... Taide, tu pure, ingenua, Alla nenia credesti! Con chi primo ti piacque Una notte giacesti.... E trovasti, togliendoti Al convegno geniale, L'infamia e l'ospedale Dove morir di stenti.

vittime stanche, femmine da conio, Barabba e Alfonso, Maddalena e Taide, e turbe vaporanti dalle laide carni dell’alcoöl l’arso demonio: dove, figlia dell’ombra, la miseria s’accoppia al vizio e genera il delitto, tutta avventarmi, col vibrar diritto della siringa in una guasta arteria!... Essere una, e mille, e più di mille.

Appresso cio` lo duca <<Fa che pinghe>>, mi disse <<il viso un poco piu` avante, si` che la faccia ben con l'occhio attinghe di quella sozza e scapigliata fante che la` si graffia con l'unghie merdose, e or s'accoscia e ora e` in piedi stante. Taide e`, la puttana che rispuose al drudo suo quando disse "Ho io grazie grandi apo te?": "Anzi maravigliose!". E quinci sien le nostre viste sazie>>.

Taide la puttana che rispose Al drudo suo quando disse: ò io grazie Grandi apoi te: anzi maravigliose

Al par di mille ipocrite, Taide, il delirio infingi! A sozze man proficua Tu stessa non comprendi Che la merce che vendi È una perla preziosa! Vieni!... Svanita l'estasi Col sol di domattina, Ti lascerò, per correre Dietro un'Arte Divina.... subirò la nenia Di promesse o lamenti, Che dei versi fluënti Potrian rompermi il filo!... Milano, ottobre 1875.

Spose od amanti, il talamo E la tomba d'amore! La noja o l'amicizia Lo sùrrogan nel cuore.... Il Piacer, che n'è figlio, Come l'Ebrëo Errante, Con ardore incessante Cerca novelle forme! Taide, tu sola, vittima Degli umani disprezzi, Ai tristi che ti insultano Rendi lagrime e vezzi, Chè le fanciulle povere Dal sangue ardente e buone, Perdendo un'illusione Non si mutano in serpi!

Prefazione ai miei versi La Forma e l'Idea Noia letteraria Letteratura disonesta Veritas, Vanitas! Le demolizioni In morte di Emilio Praga Anacreonte Evo Medio Il secolo di Pericle A Taide La notte di san Silvestro La Senavra In alto Circolo A Fulvio Fulgonio La chiesetta dei morti A una donna intelligente Il dei morti Per il santo Natale Coraggio! Ditirambo Per una suicida Quando?

Io nacqui troppo povero Per comperarne i baci, E non m'impiglio al vischio Dei lor sguardi procaci; Delle fanciulle ingenue La ritrosia m'annoja, Chè dell'amor la gioja Non disgiungo dai sensi. Le donne oneste adescano Senza conceder mai; Fra gli imbecilli, o Taide, Finor non m'imbrancai! Odio gli altari e gli idoli A cui la turba grulla, Senza ottener mai nulla, Si inginocchia pregando!

A baciar l'ampie fronti dei saggi... Ma, in fondo ai bigî tempi, un fulgore Brillava... ed erano gli accesi raggi Di Atene in fiore. Taide, il mondo è un'accolita Di sciocchi e di bricconi; A poche menti garbano Le libere canzoni; Gli sciocchi non camminano Che coi piedi degli altri, E l'armi degli scaltri Son frasi e ipocrisia.

Appresso cio` lo duca <<Fa che pinghe>>, mi disse <<il viso un poco piu` avante, si` che la faccia ben con l'occhio attinghe di quella sozza e scapigliata fante che la` si graffia con l'unghie merdose, e or s'accoscia e ora e` in piedi stante. Taide e`, la puttana che rispuose al drudo suo quando disse "Ho io grazie grandi apo te?": "Anzi maravigliose!". E quinci sien le nostre viste sazie>>.