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POPPEA Non la beltá per certo; ognor la mia prevalse agli occhi di Nerone: io temo il finto amor, la finta sua dolcezza; l'arti temo di Seneca, e sue grida; e della plebe gl'impeti; e i rimorsi dello stesso Nerone. TIGEL. Ei da gran tempo t'ama, e tu nol conosci? Il suo rimorso è il nuocer poco. Or, credi, a piú compiuta vendetta ei tragge Ottavia in Roma.

LIDIA. Certo che ha ragione ed è uomo di giudizio. BALIA. Ama, figlia, chi t'ama e odia a morte chi t'odia. LIDIA. Digli che me si scuopra. AMASIO. Se promettete di amarlo, lo fará volentieri. LIDIA. Dimmi prima chi sia. AMASIO. Non è negozio questo da spedirsi cosí in fretta; egli è tanto vile che stia buttato in mezo la strada, che si lasci raccôr da ognuno. LIDIA. Che dice dell'amor mio?

«Molle ostentat iter via lata, sed ultima meta | Praecipitat captos volvitque per ardua saxa». VIRG. E l'ignoranzia d'ogni ben nemica, tosto che 'n grembo a morte andar mi vide, corsevi come donna ch'impudica con vista t'ama e col pensier t'ancide.

Sei tragicamente bella, ma Kabango non ti vede! I suoi occhi potenti attraversano il tuo corpo come un cristallo, per contemplare dovunque il Sinrun. Tu meriti tutto l'amore del cielo e della terra, ma egli non t'ama! No! No! Tu menti. Kabango mi ama. Lo so. Ne sono sicura.

68 Quella donna gentil che t'ama tanto, quella che del tuo amor degna sarebbe, a cui, se non ti scorda, tu sai quanto tua libert

Io non so chi ti pregava, pallida Madonnina del cimitero; so che non vidi mai fiore, ne' lumicino, so che il marinaio t'ama, o Vergine, sulla prora del bastimento, sculta in legno e tutrice di viaggi lucrosi, so che ti baratterebbe con Venere lasciva se nei porti tu rechi cinque e quella sei!

Intimorirti a tempo e incoraggirti a tempo, a me s'aspetta. Guai, se vien tolto a te il timor del tutto! Al mal oprar qual piú ti resta impulso; qual freno allora al ben oprar ti resta? TIGEL. Signor, deh, perché dianzi non giungevi? Udito avresti il singhiozzar di donna, che troppo t'ama. Aspra battaglia han mosso nel cor tenero e fido di Poppea dubbio, temenza, amore.

Facil ti fu ingannare una donzella di cui tu signore eri, idolo e nume, a cui potevi far con tue parole creder che fosse oscuro e freddo il sole. 40 Crudel, di che peccato a doler t'hai, se d'uccider chi t'ama non ti penti? Se 'l mancar di tua leggier fai, di ch'altro peso il cor gravar ti senti? Come tratti il nimico, se tu dai a me, che t'amo , questi tormenti?

Che doglia, che tormento, alma mia cara, credi che sia l'amar chi te non prezza? O tolga Dio, ch'in così amaro stato i' ti vegga giammai; Tirrenia intendi: non voler contra te l'ira de' Dei mover leggiermente: ama chi t'ama. Ama il tuo Mopso, il quale lode immortali va cantando di te mattina e sera; e va segnando intorno i sassi e i tronchi del nome tuo per farti eterna e chiara.

«Sii dolce, poichè il mio cuore trema fra le tue dita... Sii dolce!... L'Ombra è attenta a spiare le nostre ebbrezze, e il Silenzio si china e ci accarezza come una madre intenerita... Sii dolce!... Per la prima volta adoro l'anima mia perdutamente e l'ammiro perchè t'ama così, come una povera pazza!... Adoro le mie labbra, poichè le mie labbra ti desiderano... La mia anima è tua, la mia anima è lontana ed azzurra da sembrarmi straniera!