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Con lui venne a Venezia e mentre il padrone s'intratteneva nei saloni del palazzo Zecchin, il poco paziente domestico, che s'era fermato sull'ingresso del palazzo a godersi le scene del popolo festante, vedendo i tre romani, che amava come figli fendere la folla con tanta precipitazione volle seguirli e così anche lui si trovò all'osteria sulla Riva degli Schiavoni alle calcagna di Cencio.

Alla vista di quella lotta i birri, ch'erano rimasti fino allora sull'ingresso entrarono tumultuosamente nell'osteria della Sora Rosa. Erano otto o dieci manigoldi, vestiti in borghese, ma muniti di stili e pistole. In un attimo si scagliarono addosso ai tre amici. Legateli tutti e tre, gridò il commissario. Indietro! esclamò Curzio.

Ma che cosa può essere accaduto, che questo signor Prospero.... Non vorrei che gli fosse capitata qualche disgrazia per istrada. Ma, in questo caso, perchè non mandarmelo a dire? Il sottoprefetto ripigliò il campanello e suonò da capo. L'usciere ricomparve sull'ingresso. Il signor Borgnetti? S'è mandato a chiamare. Era a letto, e si veste.

Accanto al Duomo. Sull'ingresso della chiesa, non parr

Era un gran movimento, laggiù: i servi affacciati sull'ingresso; un facchino che entrava allora, con una grossa valigia sulle spalle; dietro a lui, ancora sulla gradinata, un bagliore di larghi e lunghi calzoni rossi. Maurizio riconobbe il comandante Dutolet, arrivato in quel punto, ancora in piccola divisa di capo di battaglione. Non poteva evitarlo. Del resto, perchè lo avrebbe evitato?

E frattanto, nessuno si presentava. Lo lasciavano solo co' suoi dubbi, senza offrirgli l'occasione d'un piccolo sfogo. Il signor cavaliere si rammentò allora di aver detto che non voleva vedere nessuno. E afferrato il campanello, suonò furiosamente. L'usciere comparve sull'ingresso. Che cosa comanda il signor cavaliere? Chiamatemi il signor Borgnetti.

Sull'ingresso dell'albergo, il sagrestano, coll'enfasi di chi dopo lungo pensare è riuscito a qualche grande scoperta.

Quel paragone femmineo, del resto naturalissimo per chiunque avesse veduto in quel punto il fraticello solitario, ritto in piedi sull'ingresso della caverna, turbò fortemente il padre Prospero, che temeva sempre di vedere scoperto il segreto della signorina Adele Ruzzani, sua bella e capricciosa nepote. -, infatti.... balbettò egli. Il mio nepote ha una faccia che sembra piuttosto una ragazza.

Il padre Anacleto scendeva giù pel sentiero, e il serafino stava fermo sull'ingresso della caverna a guardarlo. Agli occhi suoi il priore non aveva più una tunica da frate, in quel punto; era un cavaliere del milletrecento e indossava il lucco fiorentino. Anche il cappuccio poteva stare, poichè era una foggia medievale comune a tutti, e monaci e cavalieri. Padre Anacleto! mormorò il serafino.