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Il mio compagno mi condusse in un club, dove c'intrattenemmo fino all'ora della partenza del treno per Leuwarde, la capitale della Frisia. Era il primo frisone col quale avessi l'onore di parlare, e lo studiai. Era biondo, impettito, grave, come quasi tutti gli olandesi; ma aveva uno sguardo straordinariamente animato: parlava poco, ma diceva quelle poche parole con una rapidit

Raccolsi quanto di energia ancora mi rimaneva, aguzzai la mia perspicacia, studiai tutte le mie parole, tutti i miei atti. Nulla io dissi, nulla io feci che potesse destare sospetto, muovere stupore. La mia circospezione non si rilasciò mai un istante. Non ebbi un istante di debolezza sentimentale. La mia sensibilit

Era difficile; ci voleva del coraggio. Ma voi l'avete trovato. Siete una brava giovane... «M'ero aspettata dei rimproveri o dei lamenti; un amante sdegnato o afflitto. E non trovavo che un giudice giusto e clemente. «Forse era un senso d'amor proprio ferito; allora non studiai le mie impressioni; ma mi dolse all'anima di non sentirmi rimpianta neppure con una parola.

Deliberammo adunque di fare. Lasciai Marsiglia e mi recai in Ginevra. Studiai il terreno dal quale dovevamo operare.

Feci toletta come una civettuola; mi studiai di esser bella e di piacere, e mi slanciai nel mondo decisa di innamorarmi, se fosse possibile. «Imposi a me stessa di prestare attenzione a quanti mi corteggiavano per sorprendere il primo barlume di preferenza.

Quanto a me, studiai di dare alla mia voce l'inflessione più affabile di cui era capace, e per la durata dell'esordio, non abbandonai le mani della donna, fattasi grave subitamente.

"Guglielmo! tu sei vecchio," soggiunse il suo figliuolo, "Sei grosso e grasso e tondo che sembri un cedrïuolo, Eppur fai salti a ruota! oh dimmi a quale scuola S'insegna a sfondar l'uscio con una caprïola?" Rispose il buon Vecchino "Nella mia giovinezza Studiai di conservare al corpo la sveltezza; Virtù di quest'unguento un franco per vasetto, Ne vuoi comprare un pajo garbato giovanetto?"

Con questi miei orecchi udii i figli del Popolo, che io mi studiai sempre, come potei meglio, onorare e avvantaggiare, allagando il Palazzo della Signoria spartirsi poca moneta al lume dei lampioni, e dire l'uno all'altro: «A te si perviene meno, perchè sei piccolo; ti è bastato il fiato a urlare quanto me MORTE! MORTE

Allora incominciai a vivere da solo, a pensare, a meditare, ad operare da solo. Entrai in una nuova sfera di osservazioni, in una sfera più elevata, più attiva: studiai i rapporti che legavano ai destini dell'umanit

Ti amai, Ti amai, versai, nelle lettere che ti scrissi, l'anima mia, ti dissi il mio tormento, rinunciai alle prepotenti gioie che mi provocano a' miei anni, studiai, mi dedicai ai poveri, e al mio paese... E Tu? Come mi rispondesti? Tu chi ami? Ah fosti crudele! Ed io perchè amo di acuire così il mio dolore? Vi chiudo nel mobiletto, o pagine tristi, e siate l'ultime che scrivo!