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Massimo approvò questo consiglio e si offerse di essere compagno e guida. La zia Vincenzina mise quasi per condizione che anche Flora l'accompagnasse. Era un premio che la sua infermiera s'era ben meritato; e non avrebbe fatto male manco a lei un mese di riposo dopo si grandi strapazzi. Ma bisognava ottenere l'approvazione del signor Cresti, dell'impaziente fidanzato, che vedevasi offeso nei suoi diritti per ogni minuto sottratto alla sua felicit

Don Luigi avvertì poi il singolare vestito di Aminta: Poveretto, come sei ridotto! sclamò a mani giunte. Queste parole scossero Mansueta dal suo stupore: in lei la sollecitudine della donna tornò a prevalere. Ella descrisse gli strapazzi patiti dal nipote e assicurò che egli doveva esser digiuno dalla mattina in poi. Orsù, disse il curato, affrettate la cena e mettete a tavola un coperto per lui.

Una parola umana all'orecchio di chi soffre non ha prezzo sulla terra. Quanti, nei primi passi dell'errore a cui forse li sospinse la negligenza e il disprezzo degli uomini, o torcerebbero o si ravvederebbero, qualora l'orgoglio degnasse inchinarsi a sussurrare all'orecchio loro una voce di commiserazione, un invito al pentimento, un fiduciale richiamo alla virtù! Ma l'uomo pensa al castigo, alla vendetta; ed esacerbando, ostina nel delitto chi così facilmente potrebbe ravviare al bene. Quando poi patisce il giusto, come la Margherita, abbandonato agli strapazzi degli scherani, all'ansiet

E se, dai mille anni in poi che tu spandi i torrenti delle tue lagrime sulle arcadiche cetre, ancora te ne rimane una stilla, vieni, o pietosa, nel caffé di Demetrio ad imprestarmela per tante disgrazie. Chi sará mai cosí dotto aritmetico da poter numerare tutti i miei nemici? Chi sa dirmi donde l'odio, gli strapazzi, gli sdegni contro di me, che non gli ho veduti pur mai! Ignoro il mio delitto.

Spesso, quando dopo una lunga giornata di strapazzi, si addormentava, tu la svegliavi coi tuoi strilli: e lei, sempre paziente e amorosa, correva alla tua culla per racchetarti. Anch'io, da piccina, avrò adunque avuto la testa debole e molliccia come quella del mio fratellino? Come quella, figliuola mia. E com'è dura, ora! Chi sa quante volte avrò corso il pericolo di farmela in pezzi!

Da principio erano festini, gite in campagna, pranzi in compagnia di donne prive del pudore. Vennero in seguito le serate, le orgie, alle quali Massimo invitava tutti i suoi compagni libertini e le loro mantenute. Il nostro povero giovane che camminava diritto al precipizio era da tutti adulato, tutti lo riguardavano come il campione della festa, ed egli pur troppo non ismentiva questa asserzione. Ma il patrimonio intanto scemava, e la salute gli si era alterata. A 25 anni, in seguito agli strapazzi ed agli eccessi dei piaceri d'amore, pareva gi

In mezzo a costoro passarono quattro lunghi anni, e spesse volte Esmeralda, che nella sua pazzia aveva serbato il gusto per il canto, ed il giovinetto suonatore col lucro da essi guadagnato avevano servito al sostentamento di tutta quell'orda, colla quale a piè nudo aveano talvolta percorso gran parte d'Italia e di Europa. Il giovinetto Selvaggio aveva saputo resistere alle battiture ed agli strapazzi inumani di quella barbara e mercenaria gente; ma non seppe frenare il suo impeto giovanile quando un vide orribilmente frustare la madre perchè si era ricusata di cantare e far capriole e salti su di una pubblica piazza. Favorito dalla notte, venduto quel gioiello che la madre teneva al collo, ei si era procacciato tanto denaro quanto fosse occorso per fare il viaggio da Genova a Livorno. Giunti in questa citt

Quando le prime gocce di pazienza cominciavano a traboccare dal calice, il giorno di rimetterci in carovana venne finalmente e fu deciso per lunedì 28 aprile. Il nostro Tagliabue è un po' meglio, ma non potrebbe affrontare gli strapazzi di un lungo viaggio, per cui lo affidiamo ad un negoziante amico di Naretti che fra qualche giorno parte per Massaua.

Passiamo qualche giorno in Adua in attesa del nostro bagaglio sulla sorte del quale siamo molto inquieti, non avendosi notizia alcuna. Finalmente il fido Baramascal, il capo dei servi, arriva e ci porta la grata nuova che le casse sono in Axum e ci raggiungeranno l'indomani. A due giornate da Debra-Tabor le mule sentirono ancora degli strapazzi del viaggio di andata e non furono più in grado di portare il loro carico che si dovette fare in gran parte trasportare a spalla d'uomini: stettero quattro giorni accampati al Taccazé in attesa della possibilit

Il forte della nostra carovana è tolto dalla più miserabile classe della popolazione della provincia dell'Amassena che è limitata appunto dal corso del Mareb, e, come passando in altre provincie, tipi e costumi possono variare, è meglio dirne ora qualcosa. Sono figure snelle, robuste, dall'occhio ardito, dalla tinta cioccolata: indolenti ma capaci e pronti a sopportare fatiche e strapazzi quando l'occasione se ne presenti: facili piuttosto alla contesa, ma che prolungano con gridi e discussioni, venendo difficilmente alle mani. Sopportano qualunque insolenza, qualunque osservazione si rivolga loro, ma guai a chi alzasse su loro una mano: sempre coperti, o meglio avvolti in un cencioso lenzuolo che gira attraverso alla cintura, e spingono su una spalla e alle volte fin sulla testa. Lo chiamano scemma: i benestanti lo portano bianco attraversato da una grossa riga scarlatta, ed allora è elegante e pittoresco quanto mai, ma il povero sopprime il rosso perchè più costoso, e lascia il bianco diventar tutt'altro colore per economizzare la lavatura, per cui perde quasi tutto il suo carattere. Marciano scalzi, rare volte con sandali: portano la lancia, se lo hanno un fucile, lo scudo in pelle da ipopotamo, spesso un rozzo spadone, quasi sempre una grossa clava che serve pei buoi: qualche anello con amuleti in pelle al braccio, alle volte qualche anello d'argento alle mani. I capelli generalmente rasi o corti, spesso le orecchie bucate e passate da un semplice filo annodato. Le abitazioni sono capanne conico-circolari costrutte con tutta la semplicit